Quanti e quali disagi dovremmo vivere a causa dei cantieri della Torino-Lione nella piana di Susa? E quanto dureranno?
Sono queste le domande a cui ieri i tecnici del Movimento No Tav hanno risposto all’assemblea informativa che si è tenuta in una gremita sala consigliare a Susa. Tanti i cittadini e le cittadine segusine che, allarmate dai futuri scenari di disagi e devastazione che si prospettano, hanno partecipato esprimendo la loro preoccupazione. Così come è stata preoccupante l’assenza della giunta comunale nel confronto con i cittadini rispetto agli ipotetici cantieri che inizieranno ad ottobre con la presa di possesso dei terreni dove sorge il Presidio “Sole e Baleno” di San Giuliano. Non ci sarebbe bisogno di essere No Tav per avere a cuore il futuro del proprio territorio e della propria salute.
È da moltissimi anni che si studia il progetto e non si parla certo per partito preso. Gli stessi studi di Telt sono costretti ad ammettere che le ricadute sanitarie e ambientali saranno inevitabili, ingenti e irreversibili.
Sono più di trent’anni che si parla di quest’opera e il fatto che ancora nessun tunnel di base sia stato scavato su entrambi i fronti, ci dovrebbe dimostrare l’obsolescenza di un progetto che per flusso di merci e condizioni climatiche non ha più senso di esistere.
Come ci hanno spiegato i tecnici, la stima della durata dei lavori nella Piana di Susa (che cominceranno effettivamente nel 2027) è di 6 anni, ma se calcoliamo la lentezza con cui vengono elargiti i finanziamenti europei, sappiamo che questa cantierizzazione potrebbe diventare più che ventennale ed è meglio stroncarla sul nascere.
Ma non solo. Ciò che con la nostra lotta dovremo sventare, sono i danni ambientali che porterà questo enorme cantiere, a cominciare dalla perdita e l’inquinamento delle acque. Già nei cantieri francesi, vengono sperperati 40 litri di acqua al secondo a causa degli scavi delle discenderie, che in alcuni paesi ha comportato l’utilizzo di autobotti per l’approvvigionamento dell’acqua per i cittadini. Per non parlare degli agenti schiumogeni e gli indurenti del cemento a base di Pfas, gli “inquinanti eterni” che verranno usati per stessa ammissione di Telt e che già sono stati trovati da Greenpeace in quantità preoccupanti nell’acqua della nostra valle.
E poi ci sono i danni alla salute a causa delle polveri sottili (pm10, pm 2,5 e con tutta probabilità anche fibre di amianto) che verranno sollevate da scavi, movimento terra e stoccaggio di smarino. Negli studi di Telt è stimato che il 10% della popolazione (soprattutto quella più fragile) si ammalerà di malattie cardiovascolari e respiratorie.
I disagi alla viabilità saranno enormi. Il progetto sulla piana di Susa è un vero e proprio incubo, che comporterà nel tempo la chiusura a turno delle statali, dell’autostrada, la sospensione della ferrovia in cambio di un servizio navette, l’innalzamento e l’abbassamento degli svincoli e delle strade cittadine (come via Montello). Oltre a tutti i residenti, ne risentirà anche l’economia segusina che vedrà un crollo dei flussi turistici e una grande svalutazione immobiliare. D’altronde chi vorrebbe passare del tempo in mezzo alle polveri e ai camion di un mastodontico cantiere?
Per ultimo, ma non per importanza, sarà la penalizzazione degli istituti scolastici segusini in cui sono iscritti centinaia di studenti e studentesse di tutta la valle. Con l’interruzione della ferrovia, raggiungere le scuole di Susa per i/le giovani della valle, diventerà un’impresa titanica e faticosa che comporterà probabilmente l’abbandono delle iscrizioni in favore di istituti più facilmente accessibili.
È per tutte queste ragioni che abbiamo lanciato un appello alla mobilitazione per sventare l’inizio di questo scempio (link). Invitiamo tutti e tutte alle iniziative e al campeggio contro l’esproprio dei terreni (di cui, ricordiamo, sono proprietari 1054 No Tav) del presidio di San Giuliano.
Avanti No Tav, alimentiamo la resistenza popolare!