Nella giornata di ieri, tremila persone si sono riversate nelle strade di Susa per affermare un forte e determinato “no” alla discarica di smarino e alla chiusura della stazione. Alla marcia erano presenti tantissimə studentə delle scuole superiori insieme ad ancora giovani e meno giovani.
Presenti al corteo anche 13 sindaci e rappresentanti delle amministrazioni locali oltre che la Comunità Montana.
Una valle intera in marcia per il proprio futuro.
La coloratissima marcia popolare ha preso il via dalla Frazione Traduerivi, costeggiando l’attuale zona dell’autoporto e la pista di guida sicura, dove, in base all’attuale progetto è stato installato il cantiere nel quale dovrebbero essere stoccati milioni di metri cubi di smarino provenienti dagli scavi del Tunnel di base dell’Alta Velocità Torino-Lione. Montagne di rocce e terra contenenti materiale nocivo per la salute dei e delle cittadine che andrebbe ad inquinare irreversibilmente tutto il territorio: polveri sottili e fibre di amianto che viaggerebbero nell’aria, PFAS utilizzati nei lavori che si riverserebbero nelle sorgenti e centinaia e centinaia di camion contenenti materiale di scavo contaminato su e giù per la valle da Chiomonte a Susa, da San Didero a Caprie.
Nel primo pomeriggio il corteo ha raggiunto il centro di Susa per dare il via ad una serie di azioni dimostrative in alcuni luoghi simbolo della devastazione del paese segusino, dalla stazionall’ospedale, passando per il Comune e i due istituti superiori. Davanti ad ognuno di questi luoghi, comitati, collettivi e realtà presenti hanno voluto evidenziare tutti i disagi che porterebbe con sé l’inizio della cantierizzazione sulla piana di Susa, chiudendoli simbolicamente con del nastro rosso e bianco.
Se il progetto dovesse realizzarsi infatti, la stazione verrebbe inevitabilmente posta in disuso e, di conseguenza, ogni abitante della valle perderebbe la possibilità di spostarsi da e verso Susa e di raggiungere l’ospedale e le scuole superiori cosa che, inevitabilmente porterà ad una drastica diminuzione delle iscrizioni e di conseguenza ad un probabile accorpamento del Norberto Rosa e dell’ITIS Ferrari minando così l’autonomia dei singoli istituti e peggiorando la qualità della didattica con l’aumento del lavoro precario e del numero di alunn* per classe.
Le ricadute negative sul territorio non si fermerebbero qui. Uno dei rischi più gravi e assolutamente tangibili, sarà l’aumento delle malattie cardiocircolatorie e respiratorie che la discarica di amianto provocherà a causa della diffusione nell’aria di polveri sottili pericolosissime per la salute di tutte e tutti.
A fronte di tutto ciò, le risposte dell’amministrazione locale vengono indirizzate, non alla tutela dei e delle valsusin* e alla salvaguardia del territorio, quanto piuttosto al soddisfacimento degli interessi di Telt e della lobby del Tav. Tutto ciò in un quadro in cui la priorità nazionale é sottrarre fondi pubblici alle reali esigenze di popolazioni e territori per investirli in grandi opere, spese militari e riarmo.
La marcia di ieri è solo l’inizio di una grossa mobilitazione, partecipata e comunitaria che vuole difendere la propria terra dall’ennesimo disastro di cemento, infiltrazioni mafiose e inquinamento.
Vogliamo una vita dignitosa.
Vogliamo vivere in armonia con la Terra.
La Valsusa vuole vivere.