post, resistenza, top — 5 Settembre 2019 at 08:53

Questura & media, connubio del ridicolo per giustificare assurde persecuzioni

Continua l’atteggiamento persecutorio di questura e giornali nei confronti di Giorgio, storico attivista No Tav, da sempre impegnato nelle lotte in valle e a Torino.

Infatti ieri Giorgio è stato fermato dai carabinieri di Sestriere ed è stato multato e denunciato per guida in assenza di patente, mentre l’auto che guidava è stata sequestrata.

La patente di Giorgio è stata revocata con un provvedimento dell’ex questore Messina e del prefetto Saccone ormai molti mesi addietro con l’assurda accusa dei “mancanti requisiti morali”. Provvedimenti del genere solitamente vengono utilizzati contro mafiosi, tossicodipendenti o alcolisti cronici.

Giorgio prima del ritiro della patente aveva tutti i punti e non era mai stato protagonista di alcun incidente rilevante. Dunque ha deciso di rifiutare senza clamore le misure e ha continuato a spostarsi con i propri mezzi dovendo, tra l’altro, da Bussoleno dove vive, firmare ogni giorno alla caserma di Susa, prendersi cura del padre cieco e collaborare ad un’attività lavorativa a Piossasco.

Da qui è nata una vera e propria task force della digos (Divisione Investigazioni Generali e OPERAZIONI SPECIALI) che ha fatto veri e propri agguati a Giorgio per sequestrargli ogni mezzo che guidava, dalla sua macchina al furgone della ditta di famiglia. Questa operazione, che rimarrà negli annali delle OPERAZIONI SPECIALI, ha fatto sì che Giorgio abbia subito il grave incidente in scooter che gli ha provocato danni fisici da cui ancora oggi è in fase di recupero.

Ciò che stupisce ulteriormente è come i giornali continuino a pubblicare fatti di rilevanza giornalistica minima come quest’ultimo, con tutta certezza imboccati dalla questura, solo perché coinvolgono uno storico attivista No Tav. Si vuole mettere in cattiva luce chi partecipa alle lotte sociali omettendo il contesto in cui è nata la vicenda e la premessa che Giorgio ha sempre sostenuto e cioè che non avrebbe accettato limitazioni alla sua libertà di movimento personale in nome di un provvedimento ridicolo.