resistenza — 4 Marzo 2009 at 17:34

IL COMANDANTE “VITTORIO” EROE PARTIGIANO E ANTIFASCISTA

Oggi alle 15, nella sua Villardora l’ultimo saluto a Vittorio Blandino, comandante partigiano,e roe della resistenza. La Valle di Susa e l’Italia intera oggi ricordano il suo sacrificio, una vita intera dedicata alla lotta di liberazione, da protagonista prima e testimone poi.

Dall’8settembre al 25 aprile in Valle di Susa si è consumata quella che viene ricordata da tutti come la “battaglia della Ferrovia”. Obiettivo primario delle formazioni partigiane era sabotare la linea ferroviaria Torino-Modane asse logistico di primaria importanza per l’approvvigionamento delle truppe tedesche in tutto il nord Italia. Gli ordini arrivarono chiari dal Cln, tutti gli sforzi della resitenza valsusina dovevano concentrarsi sulla ferrovia. La risposta dei nostri partigiani fu ancora più chiara, la linea ferroviaria subisce continui sabotaggi che ne interrompono il funzionamento di continuo grazie al valoroso sacrificio di molti ragazzi che come Vittorio avevano scelto da subito di ribellarsi. I combattimenti sono duri, a seguito dei sabotaggi, i tedeschi rispondo con rastrellamenti sempre più feroci. Vige il coprifuoco prima notturno e poi anche diurno. La Valle è un posto di blocco unico, tutta la potenza della macchina bellica tedesca è messa a difesa della linea ferroviaria. In questo scenario di guerra diffusa il comandante “Vittorio” assieme a tre compagni (Don Foglia detto “don dinamite”, l’ing. Sergio Bellone e “Remo”) compie quella che viene definita dagli alleati la più grande impresa di sabotaggio dell’Europa occidentale.
Il 28 dicembre mattina partendo dalla sua Villardora, Vittorio con un carro agricolo trasporta ottocento chili di esplosivo diviso in otto casse-cariche e sedici detonatori già innescate nascoste sotto del letame. Percorre tutti i trenta chilometri della bassa valle fino a Susa disseminata di controlli e giunge ormai con il buio presso il ponte dell’Arnodera, dove con l’appoggio di una brigata d’assalto locale e insieme ai suoi compagni genieri piazza le cariche. A lui come compete a un comandante del suo livello il compito più difficile, bloccare il presidio militare al vicino casello, senza fare vittime inutili e prima che diano l’allarme.
All’una di notte del 29 dicembre vengono distrutte le cinque arcate alte più di trenta metri del viadotto ferroviario. Il comando tedesco di Torino definisce il sabotaggio “una vera e propria opera d’arte”. Per oltre due mesi il traffico internazionale fu bloccato.
Per questa operazione e per la sua figura di valoroso combattente e testimone nel 1998, il presidente della Eepubblica Scalfaro, lo nomina cavaliere di Vittorio Veneto, uno tra i numerosi riconoscimenti ricevuti.
Contravvenendo al rigoroso cerimoniale uscirà ancora una volta il suo animo ribelle: “non per me presidente, ma per tutti i partigiani che nelle mie valli sono caduti”. Ancora una volta, per la sua umiltà, non voleva infatti ricevere l’onoreficenza, non si sentiva all’altezza, rivendicando il senso collettivo della lotta partigiana. Circa duemila sarà il conto dei caduti partigiani nelle valli di Susa e Chisone alla fine della guerra. Un contributo significativo e doloroso per delle valli alpine che ancora oggi portano i segni e alto l’orgoglio di quegli anni e di quei ragazzi.
Vogliamo ancora ricordare almeno alcuni momenti della sua figura di combattente.
Il 2 luglio del ‘44 la sua formazione perde oltre venti uomini in quello che viene ricordato come “l’eccidio del Colle del Lys”, dove dopo giorni di torture vengono trucidati 26 partigiani. Il giovane Vittorio viene nominato comandante della sua formazione il II battaglione d’assalto della 113° brigata Garibaldi di stanza sulle montagne di Condove. Sarà lui a guidare l’assalto il 18 agosto del “44 all’Aeritalia di Collegno. 170 partigiani della III divisione Garibaldi senza sparare un solo colpo entrano nella fabbrica, sabotano tutto il materiale bellico ed escono con un prezioso carico, 240 mitragliatrici,moschetti, munizioni e alcuni ostaggi poi liberati con cui si garantiscono la fuga.
In seguito viene nominato vice comandante della 17° brigata “Felice Cima” con cui parteciperà all’insurrezione delle valli e di Torino. Per aver inoltre salvato una famiglia ebrea che stava per essere deportata verrà riconosciuto da Israele come “persona giusta”.
Nonostante una scheggia di una bomba lo abbia gravemente ferito a una gamba partecipa lo stesso alla sfilata a Torino il 25 aprile sorretto dai compagni.
La sua lotta continua tutta la vita da testimone, nelle scuole, nell’Anpi e nelle associazioni affinché non siano stati vani quei sacrifici. Anche negli ultimi anni contro un nemico nuovo, la malattia, l’alzheimer che lunedì lo ha strappato ai suoi cari.
A noi che ti abbiamo incontrato per farci raccontare la tua esperienza rimangono impressi il tuo sguardo fermo, fiero ed umile allo stesso tempo. Portatore di valori, ribelle per natura, capace di sognare un mondo migliore. Partigiano e combattente sempre.

Ciao Vittorio, è stato bello conoscerti.

il comitato di lotta popolare no tav di Bussoleno

i compagni e le compagne del Centro sociale Askatasuna