post — 10 Aprile 2019 at 12:17

Tav, la Francia non mette un euro e avvia un’analisi sui costi reali

Pubblichiamo qui di seguito un articolo del Fatto Quotidiano che evidenzia correttamente come il tanto decantato accordo internazionale non coinvolga economicamente, ad oggi la Francia.

Già da tempo abbiamo rimarcato come i dati certi (e non le fantasie di politici e giornalisti fan) d’ortralpe siano tutti a sfavore dell’Italia che nell’enfasi di voler realizzare una grande opera inutile, si è accollata più costi, più oneri e non ha mai notato come ad oggi,  Macron abbia messo solo parole e la Francia non abbiamo messo un solo euro, e anzi, ogni studio ufficiale realizzato ha sempre messo in discussione i costi e i benefici dell’opera.

Siamo sicuri che se l’Italia  chiedesse di garantire lo stanziamento dei fondi per la linea lato Francia  o di dividere equamente il costo del tunnel la Francia sarebbe così euforica?

Il tunnel – Parigi aveva rimandato la tratta nazionale al 2038. Ora che l’Italia vuole rivedere le quote, ha avviato studi per valutare se farla

da il Fatto Quotidiano -di Andrea Giambartolomei | 10 Aprile 2019

Ora che l’Italia vuole rivedere i costi del tunnel internazionale della Torino-Lione, la Francia si muove. Al momento, però, si parla soltanto di “studi” sui progetti e i costi della linea nazionale, anche perché in un rapporto del 2018 il governo transalpino ha già detto se ne sarebbe riparlato dal 2038. Lunedì il ministro francese dei Trasporti Elisabeth Borne ha firmato una lettera con cui chiede a Sncf Reseau, la società che si occupa della realizzazione delle linee ferroviarie, di avviare un programma di studi “per precisare gli investimenti necessari per la realizzazione delle vie d’accesso” al tunnel internazionale della Torino-Lione, cioè la galleria alla base del Moncenisio da 9,6 miliardi per il quale la Francia non ha ancora stanziato un euro, a differenza dell’Italia e dell’Unione europea.

La decisione del ministro francese arriva dopo i dubbi sollevati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla ripartizione dei costi della galleria, che sono a scapito dell’Italia e che il governo vorrebbe riequilibrare. Nonostante la maggior parte dei 57,5 chilometri di lunghezza del tunnel siano sul territorio francese (per l’esattezza 45), tolto il contributo europeo del 40%, sarà l’Italia a pagarne il costo maggiore, circa 3,5 miliardi di euro. Per questa ragione, il 22 marzo scorso nel corso di un incontro bilaterale a Bruxelles, Conte ha spiegato al presidente francese Emmanuel Macron di voler rivedere i costi del progetto. L’unico impegno concreto sarà un incontro a breve tra Borne e il collega Danilo Toninelli.

Quella suddivisione dei costi era stata stabilita nel 2004 (e confermata negli accordi seguenti) per andare incontro a Parigi, che avrebbe dovuto spendere circa otto miliardi di euro per realizzare la linea nazionale da Lione fino a Saint-Jean-de-Maurienne, sede della stazione internazionale. Così l’Italia aveva deciso di “accollarsi” una fetta maggiore del tunnel: dato per buono il 40% finanziato da Bruxelles, anziché dividersi a metà il costo della galleria, l’Italia ha deciso di pagare un 10% in più e quindi, alla fine, a Roma spetta il 35% del tunnel e a Parigi il 25%. Tuttavia, come spiegato più volte dal Fatto Quotidiano, Parigi non ha stanziato neanche un euro.

Inoltre dall’altra parte delle Alpi, sulla linea nazionale, quella che ha comportato la divisione dei costi del tunnel a loro favore, non c’era intenzione di fare nulla. A più riprese, prima con la Corte dei conti nel 2012, poi con la Commissione “Mobilité 21” nel 2013 e infine col Rapporto Duron nel 2018, gli esperti francesi avevano messo in discussione i costi e i benefici dell’opera.

I componenti della commissione davano all’opera una priorità bassa per via delle incertezza sulla realizzazione della galleria internazionale: “La commissione non può assicurare che i rischi di saturazione e i conflitti d’uso che giustificano la realizzazione del progetto intervengano prima degli anni dal 2035 al 2040”. Sulla base di questa scala di priorità, quel progetto da 7,9 miliardi era “incompatibile” con la realizzazione di altre opere e con la disponibilità finanziaria. Lo scorso anno il rapporto Duron suggeriva di rinviare oltre il 2038 la realizzazione dell’accesso al tunnel: “Sembra poco probabile che prima di dieci anni ci sia materia per proseguire gli studi su questi lavori che, al meglio, dovranno essere intrapresi dopo il 2038”.

Ora Parigi si è improvvisamente mossa. Borne ha stabilito che uno studio sui costi e sul programma deve essere affrontato subito. “Il lancio di questo programma di studi è una tappa importante nella concretizzazione degli impegni presi dal governo per la realizzazione dell’accesso al tunnel transfrontaliero della Torino-Lione”, ha annunciato lunedì. Il lavoro di Sncf Réseau sarà affiancato da un comité de pilotage che dovrà cercare soluzioni “per ottimizzare i costi per garantire la sostenibilità finanziaria del programma”. Allo stesso tempo il ministro Borne vuole un osservatorio che valuti la saturazione delle tratte francesi e del tunnel del Moncenisio “per conoscere meglio il traffico e la capacità disponibile delle infrastrutture attuali”. I primi risultati sono previsti per l’estate prossima.

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