post — 19 Luglio 2021 at 10:52

Note di viaggio dalla Carovana: tappa 6 – Brescia

La sesta tappa della carovana Ambientale per la Salute dei Territori si è tenuta a Brescia. Una città della pianura padana costeggiata da colline, resa verde grazie ai parchi di alberi centenari ma costellata di ex fabbriche e nuovi ecomostri, in cui centro e quartieri popolari si incontrano e scontrano nelle difficoltà quotidiane.

Una carovana nella carovana quella di oggi, un “tour dell’orrore” ma anche delle esperienze di lotta che vogliono difendere ciò che è bello e abbattere ciò che lo distrugge. Una lotta per la vita e per la tutela della salute collettiva spinta dall’inaccettabilità della violenza di un sistema che è cieco di fronte al profitto.

Dall’inceneritore dipinto di verde ai margini di una delle città più inquinate d’Europa, passando per il parco Ducoss che dovrebbe essere attraversato dai binari dell’alta velocità – laddove una ferrovia esiste già – fino al relitto della Caffaro, industria che si estende per chilometri di quartiere e che, nonostante la sua chiusura, continua a inquinare e a minare la salute di generazioni intere. Qui, schiacciati sotto un cielo grigio e pesante di pioggia, Celestino dei Medici per l’Ambiente racconta la storia di quest’industria e degli studi che negli anni hanno attestato la nocività dei pcb e delle diossine inquinanti disperse nei terreni circostanti.

Stefania, una delle prime abitanti a mobilitarsi nel 2012 per la bonifica effettiva nella zona sud di Brescia in cui 25 mila persone vivono da anni confrontandosi con il rischio di ammalarsi di tumori e altre malattie cardiovascolari, racconta la sua storia di vita e di lotta.

Racconta la sua infanzia trascorsa a giocare con i suoi coetanei nei campi adiacenti alla Caffaro, spruzzandosi nelle acque delle rogge che servivano per irrigare le coltivazioni e mangiando le verdure dell’orto di suo nonno, ancora ignara della loro pericolosità.

Una volta diventata madre decide di prendere una posizione forte e di dire basta a una vita in cui i suoi figli non possono uscire dalla classe perché il giardino della scuola è luogo tossico. Da qui inizia una lunga lotta insieme a moltissime e moltissimi abitanti della zona, costituendosi in comitato prima e allargandosi fino a diventare coordinamento di comitati dal nome Basta Veleni , che si battono per il diritto a vivere in un ambiente sano e sicuro.

Muovendosi in bicicletta per le vie della città la giornata si conclude con l’assemblea pubblica in piazza Rovetta per un confronto tra i vari comitati ambientali locali con la certezza che “si parte e si torna insieme” data dalle parole di Nicoletta Dosio.