post — 24 Dicembre 2020 at 13:00

No Tav: un augurio e una pratica di resistenza e solidarietà

In questo Natale 2020 volevamo scrivere la letterina, ma poi abbiamo pensato che sarebbe stata infinitamente lunga, vista la situazione alquanto catastrofica in cui si trova il nostro Paese.

Abbiamo però pensato di fare luce su pochi, basilari, ma necessari punti: LIBERTA’ PER I TERRITORI, LIBERTA’ PER CHI SI BATTE PER UN FUTURO DIGNITOSO PER TUTTE E TUTTI.

In questo anno di privazioni a causa dell’emergenza sanitaria dovuta dal Covid-19, abbiamo avuto la prova plastica che il sistema capitalista su cui è stata costruita la nostra attuale società, è un sistema volto alla distruzione. Solo che bisogna evitare che a pagare siano i più deboli, i malati, i poveri, chi già soffre ed è stato abbandonato.

Libertà per i Territori da chi vuole distruggerli in nome del profitto e del cemento, consumando suolo senza muovere un ciglio, consapevole e quindi criminale perché quel consumo si riversa già sulle generazioni più giovani oltre che su tutte e tutti noi. Quello stesso che produce ingenti emissioni di Co2, una delle principali cause degli attuali cambiamenti climatici che mettono a serio rischio la sopravvivenza della nostra specie.

Insomma, liberare i territori significa oggi assicurarsi un’esistenza libera per noi e per le generazioni che verranno. E di motivazioni valide oggi ce n’è da vendere purtroppo, basti pensare che l’attuale governo ha deciso di stanziare solamente 9 miliardi di euro alla sanità pubblica, contro i 35 richiesti dal Ministero, mentre alle infrastrutture, compreso il Tav Torino-Lione, andranno 27 miliardi. Questa è la cifra degli interessi che stanno a cuore a chi governa il Paese. Ed è chiaro a tutti ormai quanto sia il momento di dire “basta” a questo sistema che distrugge e non si ferma di fronte a niente e a nessuno.

Ma dai Mulini della Val Clarea, fino al bosco di San Didero abbiamo visto nuove resistenze prendere forza, nuove generazioni caminare al fianco di quelle storiche, nuovi occhi sul mondo e nuove istanze farsi avanti con la promessa di costruire una vita più degna ed un mondo più giusto.

Oggi più che mai il movimento No Tav è cresciuto di consapevolezza, 30 anni sono passati dalla nascita del movimento e 15 da quell’8 dicembre che ha cambiato la vita a migliaia di persone. Anni che abbiamo passato a sviluppare quella comunità che, attorno alla lotta, ha saputo rigenerarsi ogni volta producendo centinaia di iniziative da quelle più piccole a quelle giganti come le grandi manifestazioni o il Festival Alta Felicità. Fiumi di persone che arrivano ancora da tutta Italia e ogni volta ci sono nuovi sguardi curiosi che si avvicinano già consapevoli che quello che troveranno sarà come una casa.

Il movimento è lotta e comunità, difesa del territorio e cura delle relazioni, tutte e tutti insieme contro un sistema che ci opprime e devasta la Terra, cercando di toglierci giorno dopo giorno quella speranza di futuro libero e dignitoso. Per questo il movimento No Tav resiste con tanta forza.

Ed è proprio quella tenacia che spaventa le istituzioni a tutti i livelli perché non si possono fermare le idee, non si possono bloccare gli immaginari di uguaglianza, rispetto della natura e dell’uomo a cui aspiriamo.

Per queste ragioni sono decine tra compagne e compagni che oggi scontano delle pene molto dure e severe, per aver messo il proprio corpo dinnanzi ai soprusi, in difesa di quell’orizzonte comune.

Per questo Dana si trova in carcere perché la sua voce e le sue parole erano una delle forze del movimento insieme a quelle di molti altri e molte altre. Ma noi sappiamo che la forza della nostra comunità fatta di lotta e cuore, fa sì che nessuna/o resti sola/o perché “Si parte e si torna insieme” non è uno slogan vuoto, al contrario: è dalla pratica collettiva del prendersi cura della propria terra e del proprio popolo  che sono nate queste parole.

Per questa ragione ieri sera siamo tornati sotto il carcere delle Vallette di Torino, per stare vicini a Dana, ingiustamente in carcere dal 17 settembre. Abbiamo scelto di essere lì, ad un soffio dal Natale, festa che tutti vorremmo passare insieme ai nostri cari. Un momento di condivisione degli affetti che è vietato per Dana e per tutti i detenuti delle strutture carcerarie. Da ormai quasi due mesi sono stati sospesi i colloqui familiari, a detta delle Istituzioni per via del Covid-19, ma sappiamo perfettamente che questa è solo la scusante perfetta, in questo momento, per non affrontare le vere problematiche del carcere: sovraffollamento e strutture fatiscenti.
Solo nel carcere di Torino ci sono 1383 detenuti/e, per una capienza massima di 1058 ospiti. Non ci chiediamo più come mai ci sia un esubero di 325 persone perché la risposta è sotto gli occhi di tutti e tutte. Da un lato oggi si finisce in galera anche per la sola mancanza di un luogo di residenza, dall’altra parte il Tribunale di Sorveglianza concede pochissime misure alternative, in proporzione al numero di istanze presentate.
Partendo dal presupposto che il carcere di Torino è una delle strutture che ospitano un altissimo numero di persone detenute con pene brevi, resta solo da cominciare a concedere queste misure alternative che servirebbero certamente, non solo per liberare spazi interni, ma anche per tutelare tutte e tutti i detenuti dall’emergenza Covid-19. Non si può chiedere di mantenere il distanziamento sociale in celle microscopiche o durante la doccia comune, quando si hanno certi numeri che evidenziano un garantito sovraffollamento.

Per queste ragioni ieri sera siamo tornati sotto al carcere per urlare a gran voce le istanze firmate anche da Dana, che abbiamo fatto nostre.
Grazie alle Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso, abbiamo acceso tante lanterne cinesi quanti sono gli attivisti che si trovano privati della loro libertà oggi.

Il nostro augurio va a tutte le compagne e i compagni che per un motivo o per l’altro oggi non possiamo riabbracciare con Dana, Stella, Fabiola, Emilio, Stefano, Mattia e tutte e tutti gli altri!

Ora è sempre resistenza! Ora è sempre No Tav!

Buon Natale!

Condividiamo di seguito questo bel video di Alex Conte che con sarcasmo ed ironia racconta la militarizzazione di Giaglione durante l’allargamento del cantiere in Clarea. Auguri resistenti!