post — 6 Febbraio 2019 at 11:59

Caporedattore del Corriere posta colonna di TIR: la Tav serve. Ma è la A22 del Brennero

Vi raccontiamo la storia di una fake news sul TAV, banale ma a suo modo esemplificativa della propaganda a reti unificate a favore della Torino-Lione, spesso portata sornionamente avanti dai “professionisti” dell’informazione italiana.

Alle ore 00.14 del 6 febbraio uno dei caporedattori de Il Corriere della sera, Marco Castelnuovo, posta su twitter un video di centinaia di TIR incollonati in autostrada con un’ironica didascalia “La tav non serve”

 

Il twit riprende uno dei cavalli di battaglia della lobby sitav, la realizzazione della seconda linea Torino-Lione rappresenterebbe una necessaria panacea per “togliere i TIR dalla strada”, addirittura grazie al TAV sparirebbero magicamente “un milione” di camion come ha detto Salvini pochi giorni fa in visita all’ex-cantiere di Chiomonte. Il video viene da una fonte certa e seguitissima, l’account @chedisagio è di quelli verificati, con tanto di bollino blu messo da Twitter accanto al nome e può contare su 58.000 follewers. Appartiene a Marco Castelnuovo non un giornalista qualsiasi ma addirittura il responsabile delle social news di un grande quotidiano come il Corriere della sera, da anni ormai impegnato in una battaglia senza quartiere contro le fake news si cui si è fatto portatore lo stesso Castelnuovo.

Qualche mese fa, in un’intervista sul “giornalismo social del futuro” proponeva addirittura di “premiare sui motori di ricerca quelle notizie fatte da giornalisti che vanno sul campo, che scattano foto, che sono testimoni del fatto  che raccontano”. Lasciamo perdere, qui, che il fatto che il TAV possa avere un impatto sul numero dei TIR in Piemonte è una menzogna palese per chiunque si intenda di trasportistica visto il traffico in continua diminuzione sulla direttrice Torino-Lione e visto che il bilancio carbonio del tunnel transfrontaliero è largamente negativo. Il video è forte e colpisce nel segno, in poche ore riceve oltre 24.000 visualizzazioni con centinaia di commenti indignati che scherniscono i notav e chiedono l’immediata realizzazione della seconda Torino-Lione per levare tutti quei camion dalla strada.

Problema: quella del video NON è l’autostrada Torino-Bardonecchia, su cui ci sarebbero i miracolosi effetti del TAV, bensì l’A22 del Brennero. Più specificatamente il video comincia poco dopo il km 44 del troncone dell’A22 che passa per Bressanone, provincia di Bolzano, in direzione Brennero, come può controllare chiunque attraverso google maps.

(pic )

Come è possibile una tale “svista”? Semplicemente perché Castelnuovo, a dispetto non solo di ogni deontologia ma anche di ogni coerenza, non è stato affatto “testimone del fatto che racconta”. Il video viene dalla pagina di un ingegnere, Denis Atzori, che lo aveva postato poche ore prima sul suo account Linkedin con la stessa dicitura corredandolo con qualche smiley di scherno.

Un altro utente, che ha lavorato anni a Bolzano, d’altronde gli fa subito notare che si tratta dell’A22 del Brennero, svelando il segreto di pulcinella della debolezza della rete logistica italiana, non la mancanza di collegamenti ma di di un adeguato supporto al trasporto intermodale.  Ma forse Atzori non è il più  indicato a giudicare dell’utilità del TAV, si tratta infatti  responsabile degli scavi di una notissima azienda che lavora con frese meccanica a piena sezione, la Ghella S.p.A., impegnata nella realizzazione di uno dei lavori preparatori proprio della Torino-Lione, il tunnel gegonostico di Saint-Martin-Le-Porte.

Nonostante ciò il video è stato scaricato e postato da uno dei Caporedattori del Corriere. Un errore già difficilmente scusabile (la verifica delle fonti? la serietà del giornalismo?) ma che assume caratteri ancora più gravi visto che Castelnuovo, informato da altri utenti sul suo contenuto menzognero del suo scoop, ha preferito glissare, continuando a incassare likes.

Così funziona la propaganda sitav, argomentazioni faziose, allusioni e ammiccamenti, ragionamenti tautologici di grande peso sullo stile “Dire Sì all’Italia del Sì”. La cosa più meschina è che tutto ciò venga da chi nasconde la propria vacuità dietro l’autorevolezza, sempre più traballante, del proprio ruolo assurgendosi a difensore della Democrazia e del Progresso mentre usa la propria visibilità per dare spazio alle bugie peggiori, quelle dette con supponenza e malafede. Citando il nostro, CHE DISAGIO.