movimento — 2 Agosto 2011 at 00:36

PENNIVENDOLI

Marco Cedolin

Fra il paese reale, vissuto sulla strada e raccontato in rete, ed il paese virtuale, vissuto in poltrona e raccontato da giornali e TV, la distanza si è fatta ormai abissale, fino al punto da arrivare a costituire due universi antitetici privi di contatto fra loro.
Tutti coloro che non hanno la capacità, il tempo o la voglia di attingere da internet il proprio bagaglio informativo, e costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione, restano relegati in un mondo virtuale, costruito ad hoc per emarginarli dalla realtà e veicolato presso l’opinione pubblica da pennivendoli e mezzibusti TV, deputati a rendere credibile un mondo di fantasia che non esiste.
La conseguenza più evidente di questo stato di cose è costituita da una manipolazione sempre più profonda dell’opnione pubblica, condotta al guinzaglio laddove chi tira le fila dell’informazione intende portarla.
Per meglio leggere le dinamiche di questo processo, proviamo a rifarci ad una serie di avvenimenti di questi ultimi giorni che riguardano la lotta contro il TAV in Valsusa, in merito ai quali conosciamo nel dettaglio la realtà dei fatti, avendola vissuta in prima persona. Con la premessa che gli accadimenti in oggetto e la loro rappresentazione filmica nel mondo di fantasia, non costituiscono un’anomalia, ma al contrario rappresentano lo specchio fedele di quanto avviene sistematicamente in ogni angolo d’Italia, in merito alle questioni più svariate.
Dopo un paio di settimane durante le quali pennivendoli di ogni risma e colore hanno dispensato menzogne a pioggia in merito alla manifestazione svoltasi a Chiomonte il 3 luglio, animando di fittizia vita ectoplasmatici black block ed incensando la correttezza delle forze dell’ordine, impegnate (mai viste dai reporter) a gasare cittadini inermi e sparare lacrimogeni ad altezza uomo in faccia al malcapitato di turno, si diffonde in rete un filmato ……..
che mostra il reale volto dei poliziotti e carabinieri presenti a Chiomonte, impegnati a scalciare e sprangare un manifestante che giace inerme a terra, a lanciare pietre sulla testa dei contestatori e distruggere con le ruspe ciò che resta di un antico sito archeologico megalitico.
Posti di fronte all’evidenza delle immagini che stanno spopolando in rete, alcuni telegiornali (LA7 e TG3 in primis) tentano di salvare in corner il mondo virtuale costruito a tavolino, mandando in onda qualche pillola del filmato stesso, insieme a commenti di varia natura che deplorano l’accaduto, ma giustificano i poliziotti che avrebbero “solamente” lanciato le pietre che in precedenza erano state lanciate loro. Giustificazioni, oltretutto non corrispondenti a verità, talmente deliranti da bastare per qualificare il mezzobusto di turno.
Durante la settimana che va dal 18 al 23 luglio, le forze dell’ordine lanciano sistematicamente a più riprese, spesso senza motivazione alcuna, lacrimogeni al cs sulle tende del campeggio NO TAV, intossicando le persone che dormono, fra le quali alcuni bambini. Il tutto nonostante le tende si trovino ad oltre 500 metri dalla recinzione, dove eventualmente potrebbe rendersi necessario fronteggiare la presenza di manifestanti. La notte del 21, mentre sul ponte di fronte alla recenzione si sta svolgendo il ballo liscio, le forze dell’ordine aprono improvvisamente gli idranti su suonatori e ballerini, distruggendo strumenti e amplificatori, senza che esistessero motivazioni per un’azione di questo genere che prescindessero dalla qualità dello spettacolo forse non degno di “Amici”.
Pennivendoli e mezzibusti fingono d’ignorare tutto ciò che accade nel corso della settimana, limitandosi a stigmatizzare i manifestanti che attaccherebbero sistematicamente le recinzioni e relegando i bambini intossicati nel novero delle realtà che in quanto scomode devono essere sottaciute.
Domenica 24 luglio continua l’assedio alle recinzioni, nel corso del quale viene divelto un cancello. La reazione delle forze dell’ordine è a dir poco brutale, idranti e lacrimogeni vengono usati senza parsimonia. Un ragazzo che sta documentando l’accaduto con la macchina fotografica viene colpito in piena faccia da un lacrimogeno lanciato ad altezza uomo che gli devasta il volto, mentre le tende del campeggio subiscono l’ennesima irrorazione di gas venefico.
Pennivendoli e mezzibusti TV si guardano bene dal descrivere l’accaduto, non fanno menzione del giovane che sta rischiando la vita in ospedale e del gas dispensato ai campeggiatori, ma copiano diligentemente le veline portate in dono dalla questura che parlano di facinorosi ed anarchici che avrebbero ferito lievemente 5 poliziotti. Improvvisamente però si ricordano dei bambini gasati, ma solo per imbastire accuse da denuncia nei confronti dei NO TAV, colpevoli secondo la fantasia visionaria dei giornalisti da cortile di averli usati come scudi umani. In tutta evidenza nell’odierna Val di Susistan, anche certo “giornalismo” sta iniziando ad applicare i metodi già sperimentati in altre parti del mondo.
La notte del 24 luglio alcuni camion vengono dati alle fiamme all’interno della ditta Italcoge cui è appaltata la costruzione del cantiere. Nonostante si tratti di un’azione facilmente riconducibile ad eventuali lotte intestine fra clan (anche in virtù del curriculum della stessa Italcoge) i pennivendoli si scagliano subito contro i NO TAV che in 20 anni di lotta gli incendi li hanno sempre subiti, ad iniziare da quelli dei presidi, per finire con camper e roulottes posteggiati al momento del rogo nei terreni presidiati dalle forze dell’ordine, in tutta evidenza in quel frangente assai disattente.
La mattina del 25 va a fuoco a Roma la stazione ferroviaria Tiburtina, in corso di ristrutturazione per diventare scalo di riferimento del TAV. Anche in questo caso molta stampa, con in testa il Giornale, costruisce titoli in prima pagina che lasciano intuire un eventuale coinvolgimento del movimento NO TAV, in quello che viene ventilato possa essere un attentato. Solamente quando con il passare delle ore diventa evidente come la causa del rogo alligni in un guasto tecnico o sia da imputare al furto di rame, i titoli online vengono modificati o ammorbiditi, dopo avere ormai ottenuto l’effetto voluto presso l’opinione pubblica.
La mattina del 26 un gruppo di manifestanti NO TAV si dispone a presidio della ditta Italcoge, senza bloccare i dipendenti che escono per andare al cantiere della Maddalena, ma limitandosi a distribuire loro volantini informativi. I manifestanti, sotto lo sguardo dei carabinieri, issano una bandiera NO TAV sul pennone, accanto a quella italiana e si recano al mercato di Susa, per mettere in mostra i prodotti tipici locali, consistenti in candelotti lacrimogeni al cs di ogni sorta e modello, raccolti nei boschi, dove hanno ormai sostituito i funghi per la gioia dei valligiani, con l’aggiunta di qualche proiettile di gomma (ne abbiamo raccolti un paio anche noi) di quelli che le forze dell’ordine hanno sempre negato risolutamente di avere sparato.
Pennivendoli e mezzibusti TV stravolgono completamente la realtà, raccontando quello che non è mai accaduto. Operai bloccati dai manifestanti ed impossibilitati a recarsi a lavorare (ammesso e non concesso che la devastazione ambientale sia azione identificabile come lavoro) e “cattivi” NO TAV poco patrioti che avrebbero tolto la bandiera italiana per sostituirla con quella con il treno crociato.
Occorre fare molta attenzione, perchè se pennivendoli prezzolati, giornalisti d’accatto e disinformatori di professione, continueranno a fare il loro sporco lavoro con la solerzia che gli è propria, imbonendo il “popolo bue” ormai deprivato di spina dorsale e disposto a bere qualsiasi amenità gli venga proposta, in breve tempo della realtà non resterà più traccia. E ci ritroveremo tutti a vivere all’interno di un gigantesco Truman Show, dove ogni volta che ci bastonano saremo costretti a ringraziare con il sorriso sulle labbra.