News, post — 18 Febbraio 2021 at 18:49

Salvini la spara: “facciamo il ponte, sono 100.000 posti di lavoro”. Ma il caso TAV mostra che sono tutte balle

I ministri non hanno ancora iniziato a scaldare le poltrone e già come previsto si fregano le mani. Apre le danze il sen. Salvini che oggi invita a fare “il ponte Draghi” (sic!) sullo stretto di Messina dicendo che ci sono 100.000 posti di lavoro chiavi in mano. Una balla che abbiamo già sentito per il TAV per cui grandi opere = grande occupazione 

In realtà l’avanzamento della tecnologia edile fa sì che ormai da decenni la leva occupazionale delle grandi opere è ridicola rispetto all’investimento. Pochi addetti, a tempo, che manovrano macchine sofisticate.

A titolo di esempio, vediamo qual è l‘impatto occupazionale del TAV secondo i dati forniti dalla stessa società promotrice TELT nel suo famoso “road show” del 2017 a Torino

Per il mega-tunnel lato italiano i promotori annunciano

– nei primi due anni circa 200 lavoratori
– nell’ultimo anno e mezzo una cinquantina
– negli otto anni e mezzo centrali di lavoro la media è di circa 900 lavoratori

= 800 lavoratori in media per la durata del cantiere.

Mettiamoci anche i posti di lavoro “indiretti”, stimati da TELT a 2 per ogni occupato del cantiere = 1.600 posti.

Quindi 1.600 + 800 = 2.400 posti di lavoro in tutto e per tutto generati dal TAV. Circa 40 volte meno di quelli annunciati dal Salvini per il ponte sullo stretto.

Meglio di niente? Bisogna vedere quanto costano alle casse pubbliche questi investimenti in grandi opere e se, per creare occupazione durevole e utile, non sarebbe meglio investirli altrove.

I costi del TAV sono fissati dalla delibera cipe n. 19 del 2015 che mette nero su bianco le quote di finanziamento UE, Francia e Italia. L’Italia pagherà 3 miliardi di euro per il solo tunnel transfrontaliero

Quindi per una media di 2.400 occupati, l’Italia pagherà 3 miliardi di euro di soldi pubblici. Il che significa

1 posto di lavoro “creato col TAV = 1,25 milioni di euro 

Di questo si parla quando si parla di lavoro con le grandi opere: pochissimi posti, precari con progetti che però che piacciono ai costruttori perché il rischio d’impresa se lo accollano i cittadini e per gli imprenditori ci sono solo profitti.

Tra l’altro, il caso TAV dimostra non solo che il TAV non dà lavoro ma che lo toglie. Questo è lo stato delle vigne della Val Clarea ai cui vignaioli il TAV sta letteralmente LEVANDO la possibilità di vivere della propria terra.

Le truppe di occupazione dello Stato italiano recentemente hanno impedito loro di concimare e potare le viti usando poliziotti dell’anti-sommossa che proteggono il cantiere della vergogna

I tempi di queste balle spaziali delle grandi opere che portano lavoro sono appena cominciate allora… attrezziamoci.