post — 2 Febbraio 2022 at 15:24

ULLAH, SCUSA.

Lunedì i tecnici di RFI hanno ritrovato il corpo di un ragazzo afgano, Ullah Rezwan Sheyzad, lungo la linea ferroviaria che dalla Val Susa porta alla Francia, non lontano da Salbertrand. Ullah era stato costretto a camminare lungo i binari per nascondersi dalla polizia, passare il confine e poter raggiungere parenti a Parigi. È morto a 15 anni, travolto da un treno in corsa che non poteva prendere perché aveva il colore della pelle sbagliato e sul suo passaporto mancava il timbro giusto. Riceviamo e pubblichiamo queste poche righe col cuore gonfio di rabbia per l’ennesima vittima di una guerra ai dannati della terra portata avanti in nome dell’Europa che parla di progresso e ammazza con indifferenza.  

 

A presto Ullah Rezwan Sheyzad, che la terra ti sia lieve. Queste sono le parole che non siamo riusciti a dirti e che consegniamo a chi ti ha voluto bene, a chi con te è cresciuto e a chi piangendo cercherà di venire nei prossimi giorni per un ultimo tremendo saluto. 

Viviamo in una valle “migrante”, in un luogo di passaggio. Da qui, dalla Valle di Susa, passano le persone e le merci, passano i treni, i carri pesanti e le auto. Passano, a volte si fermano e a volte semplicemente vanno. Passano le persone in cerca del loro sogno, del loro futuro, lasciando o cercando affetti, calore e vita. Il mondo che oggi ti ha spinto a partire è lo stesso che qui, come alle altre frontiere, ha cercato di fermare il tuo cammino. Giovane e forte, con uno zaino in spalla carico di speranza e poco altro hai incontrato la morte. Sono tanti, sai, quelli che come te nel mondo si muovono. Noi siamo con loro e cerchiamo di sostenerli in questa terra, in questa piccola porzione di viaggio. Cerchiamo di combattere le persone che sulla terra, sulle terre, hanno occhi solo per il denaro, per la crudeltà e per il potere. Terre che divengono territori pregiati per fare affari, per costruire e devastare l’ambiente. Terre che divengono deserti, luoghi di guerra e di morte.  

Da noi ci sono le mani di Emilio, che oggi è in carcere in Francia per essersi impegnato troppo ad aiutare chi si muove attraverso le alpi. Ci sono le sue mani sostituite da decine di altre che nell’ombra, di nascosto fanno quello che è “illegale” ma per noi moralmente giusto. Poco importa cosa diranno le leggi e i legislatori. La storia giudicherà ognuno di noi, piccoli e grandi, forti e fragili.  

Con te Ullah, la storia è stata crudele. Oggi scriviamo a chi ti ha voluto bene, a chi ti ha salutato e a chi ancora ti aspetta chiedendoti umilmente scusa per non essere riusciti ad incrociare il tuo viaggio, a darti una mano, una spinta, un aiuto.  

 

1/2/2022