Il 30 luglio 2025 la Commissione Europea ha pubblicato la “Decisione di Esecuzione” sul progetto Torino-Lione, presentata come un documento tecnico volto a garantire il completamento dell’opera entro il 2033. Ma dietro il linguaggio burocratico e le tabelle di marcia, questa Decisione svela una verità che i promotori della grande opera cercano di nascondere: il TAV Torino-Lione non ha coperture finanziarie certe, e il rispetto delle scadenze indicate è pura propaganda.
Il documento chiarisce che l’Unione Europea non mette nuovi fondi sul tavolo. L’unico stanziamento effettivo resta quello del ciclo di bilancio 2021-2027 (700 milioni di euro), mentre per il futuro si parla genericamente di “pianificazione di investimenti in diversi cicli di bilancio”, senza impegni vincolanti. È un modo elegante per dire che, al di là delle promesse, i soldi non ci sono. La Commissione stessa ammette che il cofinanziamento potrà arrivare al 55% per il tunnel di base, ma “in base alle risorse disponibili”: un trucco contabile che rimanda le decisioni al dopo-2035.
Il calendario dei lavori, spacciato come una road map definitiva, è in realtà una lista di buone intenzioni. Ogni scadenza è subordinata alla disponibilità dei fondi e al superamento di procedure amministrative e ambientali complesse. La Decisione prevede inoltre un riesame entro il 2026, un checkpoint che implicitamente ammette l’elevato rischio di ritardi o blocchi.
Altro punto critico riguarda la Francia, che continua a limitarsi al minimo indispensabile: anziché costruire nuove linee ad alta velocità, prevede solo l’ammodernamento della linea esistente Ambérieu – Saint-Jean-de-Maurienne, lasciando il futuro collegamento ferroviario appesantito da colli di bottiglia strutturali. Questo contrasta con la retorica dell’opera “strategica per l’Europa”, che dovrebbe garantire velocità e capacità di trasporto elevate.
Eppure, nonostante questi evidenti buchi neri finanziari e infrastrutturali, il documento continua a riportare cifre gonfiate e prive di basi reali: 24 milioni di tonnellate di merci e 1,5 milioni di passeggeri all’anno, numeri smentiti da qualsiasi analisi indipendente e fuori scala rispetto ai dati attuali del traffico merci e passeggeri attraverso le Alpi.
La Decisione di Esecuzione non è il via libera finale al TAV, ma l’ennesimo tentativo di mascherare i fallimenti di TELT e dei governi coinvolti. È un documento che serve a mantenere in piedi, con la complicità dei media e delle lobbies del cemento, una grande opera che continua a divorare risorse pubbliche senza alcuna reale prospettiva di completamento nei tempi e nei modi promessi.
Il Movimento No Tav continuerà a smascherare questa narrazione tossica. La Torino-Lione non è un’infrastruttura prioritaria per l’Europa, ma un gigantesco buco nero di denaro e di risorse ambientali, costruito sulla pelle dei territori e dei cittadini.



