post — 11 Settembre 2021 at 14:29

Regia di Askatasuna..ma quale film avete visto?

Siamo alle solite, anni di Movimento No Tav e la resistenza popolare della Valsusa sembra non possa esistere.

In queste settimane, durante l’estate, durante tutta la pandemia, si sono sprecate le veline prodotte dalla Questura di Torino che indicavano all’esterno della Val di Susa regia e colpevoli delle giuste azioni di lotta. In particolare qualche storico funzionario della Digos, sembra non voler accettare che possano esistere territori e popolazioni che resistono. Questo nelle loro “menti” non è possibile, non è accettabile. Crollerebbe tutto l’impianto teorico della costruzione del “nemico” su cui cerca forza l’ormai debole e intrappolato potere costituito delle grandi opere e delle questure, loro fidi cani da guardiania-

Ecco allora che solerti burocrati col distintivo, continuano a convincere i loro datori di “lavoro” (questori e prefetti di Torino) dello spauracchio Askatasuna. Un centro sociale di quartiere, attraversato e vissuto da sempre da giovani, universitari e dalle persone che vivono Vanchiglia, dipinto come covo di barbari.  Seguito a ruota, ovviamente, dalla favoletta del diritto della popolazione a manifestare e dei cattivi venuti da “fuori”. Ciò che non dicono e che non possono dire, in realtà, è la storia vera del Movimento No Tav. Una storia eccezionale in cui varie componenti del territorio si alternano e si completano da oltre 20 anni.

Durante l’ultimo anno il lavorio degli amministratori locali (in continuità con l’importante operato di chi li ha preceduti) guidati dal sindaco e presidente dell’Unione dei Comuni Pacifico Banchieri, si è fatto più intenso. Consigli comunali convocati a San Didero in piena emergenza Covid – 19 per chiedere il blocco dei cantieri e la smilitarizzazione del territorio. La totalità dei sindaci presenti con tanto di formali atti istituzionali controfirmati dalle assisi dei comuni. O vogliamo parlare dei giovani del territorio che in decine di migliaia hanno inondato con i cortei primaverili le strade della valle tra Bussoleno e San Didero insieme agli anziani con i loro appuntamenti settimanali che hanno dato ritmo e continuità alle iniziative. Oppure, i produttori locali che allontanati da San Didero con il loro mercato si sono immediatamente riconvocati a pochi passi dalla polizia schierata e dalle reti, non mancando neanche un sabato mattina di presenza nonostante le difficoltà imposte dalle forze di polizia. La strenua resistenza dei Mulini della Val Clarea, rivitalizzati dallo stimolo di storici della cultura locale e da Pro Natura con Mario Cavargna, animati con turni di presidio e con il lavoro di moltissimi giovani ambientalisti di varie associazioni. I tecnici del movimento, che hanno gratuitamente analizzato e controbattuto le devastanti e ridicole proposte progettuali di Telt. O ancora le centinaia di attivisti che hanno animato e reso fruibile il Festival ad Alta Felicità di luglio con stand, musica e colori del territorio.

Tutto questo è il Movimento No Tav. Persone e cuori di un territorio che resiste. Volti in mezzo ai cortei, alle iniziative, ai mercati e nelle giornate di lotta. Giovani, anziani, lavoratori, amministratori, tecnici della valle di Susa. Persone e cuori che si alternano secondo le loro capacità e la forza disponibile in un unico grande lungometraggio. Un’unica e complessa regia con un’unica grande strategia: individuare i nemici della natura e del territorio, metterli in luce, metterli in difficoltà e colpirli con decine di iniziative continue e sempre più fastidiose. Rendere impossibile l’occupazione militare del territorio, impedire il lavoro di devastazione che avviene nei fortini dell’alta velocità, resistere e dunque vincere la battaglia.

Di questo stiamo parlando e di questo dobbiamo parlare.

Di un popolo che poteva desistere e sedersi sul bordo della strada contando i camion passare con il loro carico di inquinamento e morte. Di un popolo che invece ha deciso di lottare insieme e di raggiungere la vittoria sognando di guardare andare via dalla propria terra chi da anni ha deciso di provare a distruggerla e devastata in nome del becero profitto.