post — 6 Dicembre 2020 at 21:47

Per un 8 dicembre di lotta e futuro, secondo appuntamento al Presidio Permanente dei Mulini

 

Ci siamo ritrovat* oggi pomeriggio al campo sportivo di Giaglione. Tra il freddo delle montagne innevate e
le mascherine, per tutelarci dal covid-19, erano gli occhi a regalare emozioni, in questa giornata che è per
noi storica, dove nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2005 le forze dell’ordine invadevano l’allora presidio di
Venaus e colpivano i presidianti del tempo con l’intento di fare male. Da quella giornata ad oggi sono
passati 15 anni e noi c’eravamo, ci siamo – ancora – e senza dubbio possiamo affermare che ci saremo
sempre.
Tra sorrisi e tanta voglia di far brillare queste giornate di avvicinamento all’8 dicembre, una volta arrivati al
campo sportivo di Giaglione ci siamo confrontat* e abbiamo deciso di raggiungere le/i presidianti ai Mulini.
Loro sono i nostri occhi e le nostre orecchie, giorno dopo giorno, con la pioggia, la neve e il forte vento
valsusino che in questa stagione fischia tagliente e gelido sulla vallata. Sono tant* giovani No Tav che con
coraggio lottano costantemente per conquistare un futuro vivibile e dignitoso per tutte e tutti.
Oggi abbiamo deciso di raggiungerli e portargli il nostro calore, oltre che un po’ di viveri per proseguire la
permanenza in quel luogo incantato che Telt, il Governo e la Regione Piemonte vorrebbero distruggere. Un
governo che sceglie di rinunciare alla meraviglia della Terra, alle sue opere naturalistiche e storiche, come il
meraviglioso esempio di archeologia industriale che è il Mulino della Val Clarea, è un governo che non ha a
cuore il bene delle persone che vivono i territori. La brutalità con cui continua a concedere a Telt la
possibilità di agire in quel cantiere mortifero, per di più in un momento come questo dove la sanità urla
l’esigenza di ricevere fondi perché al collasso a causa della pandemia, dimostra la cifra che ne delinea gli
obiettivi scellerati che sanno guardare sempre e solo al portafogli di un ristretto numero di persone, e mai
alle vere esigenze di tutte e tutti.
Non ci stupisce che le/i giovani No Tav guardino a questa classe dirigente come fallita perché fallimentare è
il modello fin ora proposto, il pianeta ci sta chiedendo di interrompere all’istante tutte le opere che lo
stanno danneggiando. Il Tav rientra tra le opere inutili e dannose, per noi tutt* e per l’intero pianeta. I/le
giovani che oggi presidiano i Mulini con grande forza e coraggio, sono giovani che vogliono resistere alla
devastazione dei territori perché equivale alla distruzione anche del loro futuro, ma non solo. Lottare oggi
contro chi vuole sfruttare il pianeta, significa costruire un futuro anche per chi oggi ancora non ha un nome
e una storia, significa avere obiettivi alti e puri che sanno guardare lontano e che mettono al centro il
rispetto per l’ambiente, la solidarietà tra le persone, la dignità della vita e del lavoro, la salute di tutte e
tutti.
Così oggi, ci siamo messi in cammino verso il Presidio Permanente dei Mulini e ad un certo punto, arrivati
sul sentiero, abbiamo incontrato il solito cancello di ferro a sbarrare la strada. Un ammasso di ferraglia
piantata nella roccia, uno sfregio alla natura. Non ci siamo minimamente lasciat* intimorire e abbiamo
deciso di prendere i sentieri per scendere ai Mulini. Così, una volta arrivati, dopo aver ritrovato diversi
sguardi che da un po’ non incrociavamo, siamo sces* verso le recinzioni del cantiere.
Abbiamo subito iniziato con la battitura e con alcuni cori, mentre altr* No Tav avevano acceso qualche
fuocherello per riscaldarsi viste le temperature poco miti. Così le forze dell’ordine, si vede che “fin troppo”
infastidite (di già), hanno cominciato a sparare con l’idrante per spegnere i fuocherelli. Non contente,
hanno cominciato a sparare anche candelotti di lacrimogeni che subito abbiamo spento, evitando così
anche a chi è meno-giovane di dover respirare inutili gas tossici e carcerogeni. Come al solito constatiamo
che le “nostre” forze dell’ordine applicano la “legge della valsusa” e cioè che con il silenzio e la connivenza
di Questura, Ministero dell’Interno e Governo, in Val Susa si utilizzano pratiche che non sono consentite
nemmeno in guerre interazionali. Ma questo non ha fermato i/le No Tav che con energia hanno continuato
a intonare cori, sfuggendo prontamente ai lacrimogeni.
Giornate come queste ci fanno sentire più vicini a Stella, Mattia, Dana, Fabiola, Emilio, Stefanino e tutt*
le/i compagni che oggi non sono potut* essere con noi perché ristretti nelle loro libertà da un disegno
repressivo al quale continueremo ad opporci finché non li vedremo nuovamente al nostro fianco sui
sentieri della Clarea.
Ci vedremo dunque martedì 8 dicembre, al Presidio di San Didero per celebrare i 15 anni della liberazione di
Venaus, 15 anni di instancabile lotta che hanno fatto la storia di tutte e tutti noi, vicini e lontani. 15 anni nei
quali abbiamo costruito un’infinità di piccole e grandi mobilitazioni.

L’appuntamento è dunque per martedì 8 dicembre, dalle ore 11, al Presidio di San Didero. Si consiglia per chi arriva da Torino di
lasciare l’auto a Borgone, e chi arriva da Bardonecchia a Bruzolo, e venire su a piedi, in fila indiana, lungo la statale.

Avanti No Tav! Fino alla vittoria!