post — 7 Febbraio 2024 at 18:57

In caserma muffa e finestre rotte: la protesta dei militari che difendono il cantiere Tav

da Torino Cronaca (2 febbraio 2024)

Muffa sulle pareti, impianti elettrici non a norma, mancanza di tapparelle, finestre rotte e servizi igienici inadeguati. Non è delle migliori – secondo quanto denuncia il Sindacato italiano autonomo militare organizzato (S.I.A.M.O.) – l’accoglienza che ricevono in Val di Susa i militari impegnati nella protezione del cantiere della Torino-Lione di Chiomonte dai No Tav, nell’ambito dell’operazione “Strade sicure”.

Il personale dell’Esercito, dai due ai trecento uomini, è alloggiato in alcune caserme nei pressi di Chiomonte: una scelta diversa rispetto al passato, quando erano state utilizzate anche alcune strutture alberghiere della Valle, dovuta probabilmente all’esigenza di risparmiare, visti gli enormi costi dovuti all’ostinazione dei No Tav nel contrastare un’opera la cui realizzazione è ormai avviata. Peccato però che le strutture scelte presentino qualche problema.

«Abbiamo rappresentato al Capo di Stato Maggiore le criticità che ci sono state segnalate – spiega il segretario generale del sindacato, Daniele Lepore – Ci sono problematiche legate alle condizioni alloggiative del personale impiegato, che risultano non conformi alle direttive istituzionali e dunque non idonee a garantire un adeguato recupero psicofisico. Le stanze messe a disposizione del personale – continua Lepore – non rispettano norme igienico-sanitarie e di sicurezza. Presentano muffe, impianti elettrici non a norma, mancanza di tapparelle, finestre rotte e servizi igienici inadeguati».

Le conseguenze sono inevitabili: «Queste condizioni, unitamente alla rappresentata carenza di personale, hanno un impatto significativo sul benessere psicofisico dei militari impiegati, divenendo fattore di inevitabile malcontento». Proprio per questo il sindacato «ha chiesto alla massima autorità di verificare la situazione e di provvedere a un autorevole intervento per garantire condizioni dignitose per tutto il personale impiegato, anche valutando il ricorso a strutture civili come inizialmente prospettato in un incontro a Roma nel dicembre 2023».