post — 27 Novembre 2019 at 17:11

Il cerone di unito, le pagliacciate di TELT e l’habitat della farfalla notav

Ieri abbiamo assistito all’ennesimo vergognoso teatrino organizzato da TELT. Dopo le denunce dei notav, la società ha finanziato l’Università di Torino per studiare una specie rarissima e protetta di farfalla, la Zerynthia, anche detta “farfalla notav”, che ha il suo habitat nella valle che verrà sventrata dal cantiere della nuova Torino-Lione. Di per sé l’operazione è già grottesca. Si tratta di uno studio senza alcun indipendenza, non realizzato su mandato di un ente terzo ma ordinato à la carte dai promotori dell’opera. E ovviamente, fin da subito, le consegne erano chiaro: che non venga fuori, come sostengono quei cocciuti dei valsusini, che la presenza della farfalla è incompatibile con l’arrivo del cantiere in val Clarea. D’altronde, come per le infiltrazioni mafiose, la questione della farfalla Zerynthia è uno di quei classici temi che la macchina del TAV non considera nemmeno di dover prendere in considerazione fino a quando il movimento notav non li costringe a correre ai ripari. Sembra incredibile ma i dirigenti di TELT, non si sa se più cialtroni o in malafede, non erano neanche a conoscenza della presenza di questa preziosissima farfalla che oggi sostengono di voler difendere fino a quando i notav non ne hanno certificato la presenza grazie a un monitoraggio organizzato dal basso e senza finanziamenti. Un gruppo di valsusini era quindi presente alla presentazione dello studio per contestare questa operazione di maquillage ambientalista cui si è prestata unito, che ha voluto fornire, dietro il pagamento di un bel gruzzoletto, il cerone dietro cui si vorrebbe nascondere il volto osceno del progetto del nuovo maxi-tunnel. Visti i presupposti, potete immaginare fino a che le nostre aspettative verso questa pagliacciata erano basse. Eppure i contenuti del “progetto di salvaguardia” presentato a palazzo Campana in occasione della kermesse di ieri hanno superato ogni nostra aspettativa quanto a mancanza di serietà e rigore. A questo proposito una guida di montagna notav ci ha inviato il seguente testo che volentieri pubblichiamo.

Siamo alle porte dell’inverno, le prime nevicate non si sono fatte attendere. Gli animali che popolano la Valle di Susa mettono in campo le strategie per sopravvivere a questo periodo, che per molti di loro rappresenta il più difficile. Tra le foglie secche del Borgo Clarea, a pochi metri dal cantiere immobile e polveroso del tunnel geognostico, sono adagiate le delicate crisalidi della Zerynthia polyxena, silenziosamente pronte a schiudersi nella prossima primavera. Contemporaneamente ma lontano da quei boschi, nei caldi palazzi del potere, qualcuno progetta il loro destino.

Ieri, 26 novembre, la società TELT, incaricata della realizzazione della Torino Lione, ha radunato i giornalisti per comunicare (o meglio per far comunicare da altri) le sue intenzioni riguardo alla delicata questione di questa farfalla protetta. Una presenza tanto sorprendente ed importante per gli abitanti della Valle di Susa quanto scomoda per TELT, al punto da costringere i progettisti a fermare per mesi le loro fantasie, dando il via libera completo a quelle dell‘Università di Torino. Questa, tramite una bella innaffiata di finanziamenti, ha deciso di sostenere l’opera mettendo a disposizione personale, attrezzature ed idee. Tutto per concedere al TAV una nuova opportunità, molto “green”. Questo duetto si è esibito nuovamente ieri, occasione in cui Simona Bonelli, la responsabile dell’equipe di ricercatori dell’Università di Torino (che quest’anno hanno studiato la farfalla in questione lungo la Valle) ha descritto gli interventi pensati per proteggere in modo “rigoroso” la specie, di fronte a un pubblico alquanto sbalordito. L’annuncio riguarda tra l’altro l’estensione del duo TELT – Università di Torino ad un trio, includendo in questo mirabolante progetto il Consorzio Forestale Alta Valle di Susa, rappresentato per l’occasione dal suo direttore Alberto Dotta. Il progetto ha titolo “un corridoio ecologico per proteggere la farfalla Zerynthia“. Vale la pena quindi dare un occhio a quanto comunicato, per aggiungere tasselli e immaginarci contromisure.

Partiamo però da alcune definizioni che ci sembra a questo punto di poter elencare:

  • “Zerynthia polyxena” secondo la direttiva europea Habitat (n. 92/43/CEE): “Allegato D: Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”
  • “Rigore” secondo l’Enciclopedia Treccani: “rigidità, in senso materiale/severità con cui si esige l’osservanza di una legge”
  • “Rigore” secondo l’Università di Torino: “sperimentare”, provando a traslocare le farfalle mediante la realizzazione di un “percorso” nella vegetazione, provvisto di “aree di sosta”, con la finalità di non interferire con il cantiere
  • “Sperimentare” secondo l’Enciclopedia Treccani: “mettere alla prova qualche cosa”
  • “Rigore” nel proteggere la Zerynthia polyxena secondo il Consorzio Forestale Alta Valle di Susa: realizzare ciò che TELT paga
  • “Rigore” secondo TELT: fare gol ed esultare in barba a leggi e buon senso, dopo un fantasioso assist fornito dall’Università di Torino

Sembra una barzelletta, ma in effetti nel comunicato stampa emesso c’è scritto a chiare lettere che la protezione rigorosa di una specie rara può essere messa in atto mediante una “sperimentazione”, quindi tentando una via mai percorsa in precedenza, mettendo quindi alla prova la sopravvivenza di questa specie senza garanzie di riuscita. Probabilmente per gli studiosi non c’è occasione più ghiotta, una bella sfida seppur molto rischiosa.

In sostanza il Consorzio Forestale si occuperebbe di effettuare alcuni diradamenti boschivi che mettano in collegamento alcune popolazioni isolate di Zerynthia, all’interno dei quali disporre alcuni esemplari della pianta nutrice dei bruchi, nella speranza che queste farfalle (note per avere scarsissima mobilità) inizino a spostarsi e ad incontrarsi tra di loro, incrementando così la variabilità genetica ed acquistando qualche chance in più per sopravvivere. La speranza sembra quindi quella di poter “traslocare” (così c’è scritto nel comunicato ufficiale) la popolazione che dovrebbe essere eliminata con l’allargamento del cantiere, mettendola al sicuro. Un avveniristico esperimento che ha come laboratorio la Val Clarea. Nel testo del comunicato non ci sono cenni alle conseguenze nel caso di fallimento di una operazione di questo tipo, ma ci sono i tempi.. e sono, chiaramente, ad alta velocità. Pur non dando garanzie che questo esodo spontaneo avvenga e soprattutto non potendo immaginare la sua direzione, si apprende che i lavori del taglio degli alberi inizieranno nei prossimi giorni, per concludersi a inizio primavera. Tanta fretta per poter presentare questa sorpresa alle farfalle adulte nel momento della loro schiusa? In realtà nel comunicato la motivazione è “per non interferire con le attività di cantiere”. Quindi i lavori devono partire e la rara farfalla farebbe bene a sloggiare in fretta. Ma la natura, come sappiamo, non segue i tempi ed i desideri di TELT, al contrario di Università e Consorzio Forestale che non hanno fatto tante storie.

L’opzione “zero” non è stata contemplata neanche in questa occasione, neppure nominata, forse per scarsa onestà intellettuale visti i sostanziosi investimenti che TELT è disposta a erogare, per sostenere questa sua nuova ed ipocrita impostazione ambientalista.

Ma non c’è solo il “problema farfalla” da risolvere per TELT. Secondo quanto comunicato verranno realizzati alcuni rifugi artificiali per pipistrelli (le poche specie rimaste in zona che hanno tollerato l’illuminazione a giorno di cantiere e polizia) e a Salbertrand, teatro della possibile apertura di un nuovo cantiere TAV, il Consorzio Forestale Alta Valle sarebbe invece coinvolto nella salvaguardia di alcune specie erbacee rarissime in Piemonte.

Insomma le probabilità che quanto progettato per la Zerynthia e le altre specie minacciate per i signori del TAV vada a buon fine sono imprevedibili, trattandosi di una pure sperimentazioni. Non si può dare nessuna fiducia a chi tenta da vent’anni di devastare la Valle, che lo faccia mascherato da scienziato o da forestale. 

Come d’abitudine non potremo stare a guardare, avendo a cuore il destino della Val Clarea e di questa rara farfalla presente sul nostro territorio. Quello lo lasciamo fare a poliziotti e militari che come sempre si schiereranno a tutela degli interessi che stanno dietro a quest’opera, che si palesino con le ruspe o con le motoseghe come in questo caso.