post — 10 Febbraio 2015 at 19:38

Processo Geovalsusa, arrivano le richieste di condanna

no-TAV-sede-GeovalsusaSi è svolta questa mattina al Tribunale di Torino una delle udienze conclusive del processo che vede imputati diversi No Tav per l’iniziativa dimostrativa svoltasi nella sede torinese della ditta Geovalsusa il 24 agosto del 2012 (https://www.notav.info/top/i-no-tav-occupano-la-geovalsusa-srl-foto-e-video/), la quale si inseriva all’interno della campagna informativa “C’è lavoro e lavoro” lanciata dal movimento sulle ditte coinvolte nei lavori dell’alta velocità.

Per quell’episodio pochi mesi dopo scattò un’operazione che portò alla denuncia di 19 No Tav e all’applicazione di una serie di misure cautelari, dagli arresti domiciliari al divieto di dimora a Torino.

L’udienza di oggi si è aperta con l’esame di un consulente informatico chiamato dalla difesa a smontare il capo d’imputazione che, in un crescendo di ridicolo, era stato aggiunto dal pubblico ministero Pedrotta per alcuni degli imputati nel corso della scorsa udienza (https://www.notav.info/senza-categoria/processo-geovalsusa-secondo-il-pm-i-no-tav-fanno-spionaggio/), cioè quello di danneggiamento informatico. Il consulente ha dimostrato l’assurdità di una simile accusa, basata su congetture del tutto ipotetiche e su dichiarazioni lacunose e poco chiare rilasciate la scorsa volta da un perito chiamato a testimoniare dalla Procura.

Successivamente la parola è passata alla pm Pedrotta, la quale si è prodigata in una lunga quanto surreale requisitoria, nel corso della quale ha caparbiamente ribadito la versione totalmente distorta e criminalizzante dell’iniziativa in questione che fin dall’inizio è stata proposta dall’accusa per portare avanti un processo per fatti assolutamente risibili. Accade così che nelle parole della Pedrotta un’azione informativa e di denuncia diventi una grave intimidazione “dai metodi mafiosi” (sic!), durante la quale i dipendenti della ditta (a suo dire terrorizzati da quanto accadeva) sarebbero stati ripetutamente minacciati di incendio della sede o addirittura di essere aggrediti nelle proprie abitazioni personali.

Peccato che una tale apocalittica ricostruzione sia emersa solo in sede di processo ad uso e consumo dell’impianto accusatorio di Procura e Questura, mentre niente di tutto ciò venne dichiarato dai dipendenti della ditta nelle ore successive l’iniziativa. Carta straccia, invece, delle dichiarazioni dei No Tav imputati che nelle scorse udienze avevano spiegato chiaramente modi e obiettivi della protesta: per la pm sono “tutte chiacchiere” che non meritano alcuna considerazione.

Una requisitoria che di giuridico ha avuto ben poco, semmai una patetica messinscena, uno sfogo di insulti e livore che ha confermato una volta di più la crociata della Procura torinese nei confronti del movimento No Tav.

Di qui la richiesta di condanna per tutti e 19 gli/le imputati/e, per i quali sono state chieste pene che vanno dai 2 anni e 2 mesi a 1 anno e 4 mesi, per un totale di quasi 30 anni di pene complessive per i reati di violazione di domicilio, violenza privata, danneggiamento, minacce, accesso abusivo a sistema informatico e resistenza a pubblico ufficiale. Tali richieste si sono basate tra le altre cose sull’ormai abusata considerazione “estensiva” del concorso di reato, che fa sì che per alcuni No Tav che si limitarono a sostare sul marciapiede antistante la ditta distribuendo dei volantini siano state chieste pene di quasi 1 anno e mezzo.

Ciliegina sulla torta, infine, l’annuncio da parte della Procura di voler procedere anche nei confronti di Davide Falcioni, il giovane giornalista che a novembre era stato chiamato a testimoniare in difesa dei No Tav ma era stato minacciato dopo poche parole dalla Pedrotta di passare dal ruolo di teste a quello di indagato (https://www.notav.info/post/il-pm-intimidisce-i-testimoni-oggi-al-processo-geovalsusa/): detto, fatto, con buona pace del diritto di cronaca di cui la stessa Procura ama riempirsi la bocca in altre occasioni.

Alla requisitoria della Pedrotta è seguita la ben più accurata e veritiera arringa degli avvocati difensori dei No Tav, i quali hanno chiesto l’assoluzione piena per tutti gli imputati, esclusi quelli che hanno fatto ingresso all’interno dello stabile, per i quali hanno chiesto l’applicazione del solo reato della violazione di domicilio.

La sentenza del processo, con cui il collegio si esprimerà sulle richieste di oggi, è stata fissata per il 20 febbraio alle ore 9 in aula 44 del Tribunale di Torino.