post — 7 Febbraio 2019 at 20:12

Confermata in appello la condanna a 4 mesi per Davide Falcioni, il giornalista colpevole di aver raccontato un’iniziativa No Tav

Questa mattina la Corte d’Appello di Torino ha condannato a 4 mesi il giornalista Davide Falcioni, confermando la sentenza di primo grado emessa lo scorso aprile dallo stesso tribunale (https://www.infoaut.org/no-tavbeni-comuni/notav-dopo-il-delitto-di-laurea-arriva-il-delitto-di-cronaca-giornalista-condannato-per-non-essersi-accontentato-della-versione-della-polizia). L’accusa nei suoi confronti è di “concorso in violazione di domicilio” per aver assistito, e successivamente raccontato, un’azione di contestazione dei No Tav avvenuta nell’estate del 2012.

Il 24 agosto di quell’anno, durante il campeggio di lotta, un gruppo di No Tav decise di fare visita alla sede torinese della Geovalsusa (una delle aziende coinvolte nella realizzazione dell’alta velocità) per denunciarne la complicità nel sistema delle grandi opere, appendendo uno striscione e distribuendo alcuni volantini. Davide Falcioni, all’epoca giornalista per Agoravox, si trovava sul posto e raccontò in un articolo quello che aveva visto in prima persona. Un’eccezione nel desolante quadro della narrazione mainstream sul movimento No Tav, che vede come regola giornalisti abituati a raccontare le iniziative del movimento facendo copia-incolla dei comunicati della Questura e rimanendo comodamente seduti in redazione.

Di lì a pochi mesi per l’iniziativa alla Geovalsusa la Procura torinese fece scattare un’operazione repressiva che portò ad arresti e misure cautelari nei confronti di 19 No Tav. Falcioni, stupito delle accuse nei loro confronti e della ricostruzione dei fatti fornita dalla Questura (che addossava ai No Tav minacce e danneggiamenti mai avvenuti), decise di testimoniare in loro difesa al processo. In Tribunale, però, gli bastò pronunciare poche parole per ritrovarsi da testimone a imputato, accusato a sua volta di “concorso in violazione di domicilio”, affrontando poi l’assurdo processo che ne è seguito e la successiva condanna a 4 mesi per aver semplicemente fatto il proprio lavoro.

Dopo il primo grado si è aperto il processo di appello e – nonostante persino l’accusa avesse chiesto l’assoluzione per Falcioni – questa mattina i giudici hanno confermato la condanna a 4 mesi. L’ennesima vergognosa pagina nelle vicende giudiziarie che vedono coinvolto il movimento No Tav. Per il tribunale di Torino il diritto di cronaca può essere sacrificato (e diventare persino reato) quando si tratta di difendere la narrazione dominante che vede da anni polizia, magistrati, giudici e giornalisti impegnati a criminalizzare e demonizzare il movimento No Tav.

Ora Falcioni ha annunciato di voler ricorrere in Cassazione, determinato ad andare avanti anche se con il timore di “avere a che fare con un muro di gomma”. Come scriveva ieri alla vigilia della sentenza “Sono incriminato per aver fatto il giornalista. Accetterò la sentenza, qualunque essa sia, ma non accetterò la censura e continuerò a fare il mio lavoro”.