post — 17 Novembre 2016 at 16:15

Ancora spropositate le condanne per il maxi processo (84 anni), ma la storia non si riscrive nelle aule dei tribunali

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Sentenza Appello: 38 condanne per 84 anni di carcere. Una media di 2 anni e 3 mesi a testa, con condanne di 4 anni e 6 mesi, 7 superiori ai 3 anni

Un ultima udienza dell’appello del maxiprocesso contro i notav (la condanna in primo grado ha visto condannare 47 dei 53 No Tav a più di 140 anni complessivi di galera e ad un risarcimento che supera il centinaio di migliaia di euro) che ha incarnato tutto il pensiero che ha mosso (e muove tutt’ora) la procura di Torino nei confronti del movimento notav. Un movimento popolare che ha saputo da sempre rispedire al mittente ogni forma di accusa, politica o giudiziaria, di cui è stato fatto oggetto. Anche oggi il Procuratore generale ha provato a riscrivere la storia e le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 di luglio del 2011 che hanno visto migliaia di notav, sgomberati prima dalla Maddalena e poi tutti insieme adoperatisi nell’assedio di quello che poi è divenuta l’enorme zona rossa con al centro il cantiere tav.

Giornate storiche che non lasciano dubbi se non in quegli uomini di legge che intendono riscrivere all’interno dei tribunali (e sulla pelle delle persone) una storia distorta, piegata all’interpretazione di chi nella lotta per il proprio futuro, per la propria terra e per la libertà di tutti ci vede solo reati di ogni genere.

E’ andato in scena l’ennesimo accanimento contro gli imputati, a rappresentanza del movimento tutto, per attaccare una lotta lunga 25 anni che a dire dei magistrati, è fatta da persone per bene e anche da delinquenti; da buone ragioni e pratiche sbagliate. Una requisitoria tutta politica che ha proseguito sulla strada aperta e battuta con astio dall’allora procuratore Giancarlo Caselli. Vi sono innumerevoli mostruosità non solo etiche ma anche e sopratutto giudiziarie con: imputati riconosciuti nello stesso momento in due posti completamente diversi, prove frammentarie e il tentativo di coprire tutto con un mega-concorso morale.

E’ un processo politico (nonostante a volte tentino di far passare i notav come delinquenti inclini alla violenza senza motivo), non vi è ombra di dubbio, lo dimostra il dibattito in aula con le esortazioni del procuratore ai giudici a giudicare con fermezza secondo una logica tutta politica di questi fatti, mascherata da episodi singoli (persino mal verificati)

Per esemplificare quanto sostenuto, riportiamo qualche riga dell’intervento del procuratore, trascritta dal sito tg maddalena:

“Non passeranno alla storia questi soggetti, se ne dimenticheranno presto perché  (…) hanno del disordine, dell’aggressione, fatto un sistema che gira per l’Italia, per l’Europa ma che non ha nulla a che vedere con la protesta. Se non facessimo così, se il giudice non affermasse che il comportarsi in questo modo, al di là dei singoli episodi, farebbe avvicinare pericolosamente questo stato ai livelli delle FARC … non voglio che accada mai in questo paese, dove la libertà di manifestare è consacrata nella costituzione (…) anche lo Stato ha diritto alla sua sfera di libertà e di azione che può essere contrastata con tutti i mezzi possibili immaginabili  ma non con la violenza.”

Al quale ha riposto molto bene l’Avv.Pelazza:

“Dicendo che questi soggetti saranno dimenticati dalla storia, che sono gruppuscoli privi di valenza politica e insignificanti, il PG chiede un anatema nei loro confronti, chiede che voi siate giudici conflittuali ,ma voi siete giudici in una società nella quale il conflitto esiste o per lo meno dovrebbe esistere, perché ricordo che il conflitto fa parte della storia, là dove il conflitto non c’è più siamo di fronte a modelli sociali che fanno paura, dall’89 in poi quando il conflitto è cessato siamo entrati nel periodo della società della guerra (…)”

La giuria ha accolto in parte la linea dell’accusa generando 38 condanne con pene che vanno dai 6 mesi ai oltre 4 anni e 6 mesi, alle quali si aggravano le provvisionali economiche. Si attenuano così alcune pene ma la legge mira al portafoglio degli imputati.

Al termine della sentenza i notav sono usciti in corteo attraversando la città fino a Porta Susa, scandendo la marci aocn interventi, tra cui anche quello di Nicoletta Dosio, evasa e presente in solidarietà ai condannati.

In ogni caso nessun rimorso, ci vediamo in Clarea.

Lunga vita alla lotta notav, lunga vita ai ribelli della val Susa! tutti liberi! tutte libere!