post — 11 Giugno 2025 at 12:00

Skidome sì, scuola no: il futuro rubato alle nostre montagne

Negli ultimi giorni è emerso con forza un paradosso che racconta la dura realtà del nostro territorio.
A Giaglione si chiude definitivamente la scuola primaria, un segnale drammatico dello spopolamento e del progressivo smantellamento dei servizi pubblici che impoveriscono le comunità locali e ne compromettono il futuro. Contemporaneamente, a Cesana Torinese, torna in auge il progetto dello skidome, un investimento privato da 50 milioni di euro, sostenuto dalla Regione Piemonte con il solo vincolo che il privato si faccia carico anche dello smantellamento della vecchia pista da bob, eredità delle Olimpiadi del 2006 e simbolo di sprechi e incuria.

Questa dinamica non è casuale, ma è parte di un disegno più grande denunciato da anni dal movimento No Tav: la sistematica marginalizzazione delle vallate, il depotenziamento dei servizi pubblici e la svendita del territorio alle grandi opere e agli interessi privati, in nome di un modello di sviluppo insostenibile e dettato dal profitto.

La chiusura delle scuole come quella di Giaglione non è un incidente di percorso, ma la conseguenza diretta di politiche che scelgono di trasformare le nostre montagne in semplici attrazioni turistiche, luoghi di consumo rapido e transitorio, privi di una comunità stabile e viva. Lo skidome, presentato come un progetto di rilancio economico, rischia di essere invece l’ennesima speculazione, un’opera faraonica che, seppur priva di fondi pubblici diretti, aggraverà l’impatto ambientale e sociale della valle, sottraendo risorse e spazio alle persone che vivono qui tutto l’anno.
Le Olimpiadi del 2006 avevano già lasciato in eredità una pista da bob abbandonata, simbolo eloquente di sprechi e incuria, che ora si vorrebbe smantellare scaricando i costi sui privati senza alcun beneficio per le comunità locali. Questa è la conferma di un modello che non mette al centro i bisogni reali, ma privilegia gli interessi delle grandi imprese e del turismo di massa, ignorando il diritto delle popolazioni di decidere del proprio futuro.

Lo spopolamento, la chiusura delle scuole e la riduzione dei servizi non sono effetti inevitabili, ma il risultato di scelte politiche precise, volte a marginalizzare le comunità e a preparare il terreno per progetti come lo skidome e il Tav che rappresentano una minaccia concreta alla qualità della vita e alla sostenibilità ambientale delle vallate.

La vera sfida, oggi, è invertire questa rotta, difendere il territorio e le sue comunità dall’assalto delle grandi opere inutili e costruire un futuro che non sia solo consumo e speculazione, ma radicato nelle persone e nelle loro esigenze. Solo così potremo evitare che le nostre vallate diventino deserti turistici senza anima e senza futuro.