post — 11 Agosto 2025 at 13:48

Ponte sullo Stretto, tra grandi opere inutili e sprechi: il comunicato No Ponte dal corteo di 10.000 persone

Il governo ha dato il via libera al progetto faraonico del Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera da circa 13,5 miliardi di euro che promette di collegare Calabria e Sicilia con una campata di oltre 3 chilometri, due torri alte quasi 400 metri e una carreggiata larga 60 metri con sei corsie stradali e due binari ferroviari. Numeri da capogiro, ma dietro questa ennesima grande opera inutile si nascondono questioni ben più serie che riguardano le priorità reali del Sud e il modo in cui si continua a gestire il denaro pubblico.

In un momento in cui Calabria e Sicilia affrontano gravi emergenze infrastrutturali – dalla rete idrica antiquata che ancora costringe migliaia di famiglie a razionamenti quotidiani, alle ferrovie regionali che soffrono di binari unici, treni vecchi e servizi inaffidabili – il governo sembra voler investire miliardi in un ponte che, più che una soluzione ai problemi del Mezzogiorno, rischia di essere un colossale spreco di risorse.

Le stime ufficiali parlano di 6.000 veicoli all’ora e circa 200 treni al giorno, dati che suonano più come slogan propagandistici che come risultati di uno studio serio e trasparente sulla domanda reale di traffico. Mancano confronti rigorosi con alternative più semplici e meno costose che potrebbero soddisfare meglio e più rapidamente i bisogni delle comunità locali senza distruggere paesaggi e territori.

A questo si aggiunge il rischio sismico: lo Stretto di Messina è una zona nota per terremoti devastanti, come quello del 1908. Realizzare un’opera così imponente in un’area a elevata pericolosità sismica richiederebbe studi geotecnici e sismici indipendenti, trasparenti e rigorosi, che finora sembrano ancora del tutto assenti o superficiali. Ignorare questo rischio è irresponsabile e mette a repentaglio la sicurezza delle future generazioni.

Le conseguenze ambientali e sociali sono altrettanto preoccupanti. Sono previste centinaia di espropri, devastazioni del paesaggio e alterazioni dell’ecosistema marino, con danni irreversibili per territori già fragili.

Non si può ignorare poi il fatto che grandi opere come questa sono terreno fertile per infiltrazioni mafiose e corruzione. Senza meccanismi di trasparenza totale e controlli anti-mafia serrati, il rischio che il cantiere diventi un enorme bacino di sprechi e interessi opachi è altissimo, come purtroppo mostrano decine di precedenti in tutta Italia, compreso il Tav.

Questa situazione ricorda molto la lotta No Tav in Valsusa: centralismo decisionale, enormi interessi economici, imposizione dall’alto senza ascolto dei territori, espropri forzati e retorica nazionalista per giustificare un progetto che serve soprattutto a chi ha interessi a portare avanti grandi cantieri. La lotta No Tav ci ha insegnato che senza consenso e trasparenza nessuna grande opera è veramente possibile né giusta.

Questo governo sta soltanto alimentando una cricca di grandi appaltatori a spese di chi vive in quei territori. Se il rilancio del Sud passa da cantieri faraonici e inutili, con impatti ambientali devastanti e senza alcun consenso, la risposta è chiara. Noi saremo sempre dalla parte dei territori e delle comunità che lottano per un futuro sostenibile e giusto.

Per queste molte altre ragioni sabato 9 agosto diecimila persone hanno marciato a Messina per dire NO al Ponte. Presenti anche le bandiere No Tav. Condividiamo quindi con piacere dalla pagina No Ponte il comunicato dopo il corteo di ieri:

IN 10.000 AL CORTEO NO PONTE
Sapevamo che sarebbe stato un corteo imponente. Non immaginavamo tanto.
Lo diciamo senza infingimenti. Le dimensioni di questo corteo ci autorizzano a dire due cose:

  1. Questo territorio (Messina, la Sicilia, la Calabria) è contrario al ponte e qualunque azione che vada verso la sua costruzione non può essere percepita che come un’aggressione.
  2. Le dimensioni di questo corteo ci autorizzano a dire che possiamo avere l’ambizione di fermare i cantieri. Sappiamo bene che si sono premuniti col Decreto sicurezza, ma sappiamo che contro il popolo non si può governare e che più saremo e meno potranno reprimerci.

In questi giorni, dopo il pronunciamento del Cipess, si sono rincorsi due sentimenti:

  1. Per alcuni non è accaduto nulla poiché le azioni che potranno essere messe in atto sono irrilevanti.
  2. Per altri questo è l’inizio della cantierizzazione.

Noi siamo persone serie. Non viviamo di propaganda e pensiamo che sono veri entrambi gli enunciati. Noi pensiamo che le opere anticipate annunciate (i primi operai per strada, come li chiama Salvini) sono davvero un fatto simbolicamente significativo. Allo stesso tempo pensiamo, però, che possano ancora essere fermati.

Per questo diciamo che tutta la forza di questo corteo debba essere spesa per fermare cantieri che si preannunciano infiniti. Per questo pensiamo che tutta la forza di questo corteo debba essere spesa per fermare l’emorragia di risorse pubbliche che verrebbero strappate ai bisogni primari inevasi (acqua, istruzione, sanità, sicurezza sismica, sicurezza idrogeologica).

Due ultime cose le diciamo alle forze politiche.

Chi oggi si sta schierando dalla parte della devastazione si sta assumendo una grossa responsabilità. Pensiamo in primo luogo al Sindaco e alle forze politiche presenti in Consiglio Comunale. Gli abitanti di questa terra si ricorderanno di voi.

Agli altri chiediamo di mettere in campo tutto ciò che è necessario per mettere granelli nell’ingranaggio e di ricordarsi sempre di ciò che stanno dicendo oggi.

Forza No Ponte!
Grazie a tutte e tutti noi per questa giornata di lotta.