Dopo Susa, anche a Chiomonte arriva lo “sportello informativo” sul cantiere della Torino–Lione. Ogni mercoledì mattina, negli uffici comunali, i cittadini potranno — secondo quanto dichiarano TELT e amministrazioni locali — ricevere aggiornamenti e chiarimenti sui lavori in corso, sugli espropri e sulle attività legate al tunnel di base.
Una bella trovata di facciata, che nasconde dietro la parola “dialogo” l’ennesimo tentativo di normalizzare un’opera imposta con la forza, i blindati e la militarizzazione di un’intera valle.
Non è la prima volta che si tenta questa mossa di “comunicazione”. Qualche mese fa era stato inaugurato un analogo sportello a Susa, presentato come punto d’incontro tra cittadini e costruttori. Anche lì, grandi sorrisi e promesse di trasparenza da parte di TELT e dell’amministrazione seguisina nel tentativo di accreditare l’immagine di un’opera “condivisa” e “partecipata”.
Ma la realtà, lo sappiamo bene, è un’altra: dietro gli sportelli, i tavoli di confronto e le conferenze “sulla sostenibilità”, resta un dato inconfutabile: il Tav continua a devastare territori, prosciugare sorgenti, cancellare prati e boschi, trasformando la valle in un cantiere perenne al servizio degli interessi delle grandi imprese e dei poteri economici che lo finanziano.
Lo sportello non è uno strumento di ascolto, ma un dispositivo di consenso: serve a raccogliere lamentele per meglio controllarle, a illudere chi subisce espropri e disagi che ci sia spazio per la mediazione, quando invece tutto è già deciso da anni.
Mentre a Chiomonte viene aperto un nuovo “punto informativo”, fuori dal cantiere continua la vita di chi resiste, di chi non si arrende all’idea che il futuro della valle sia fatto di cemento e tunnel.
Le parole di TELT parlano di “dialogo”, ma i fatti raccontano ancora di una valle sotto assedio: con i boschi recintati, i cantieri sorvegliati, le ruspe al lavoro e una montagna intera che viene svuotata.
Ogni sportello aperto dal fronte del Tav è un tentativo di addomesticare il dissenso, di far passare per “partecipazione” ciò che resta imposizione.
Ma la storia di questa valle insegna che nessuna vetrina istituzionale può cancellare trent’anni di lotta, di dignità e di resistenza popolare.
E proprio mentre TELT prova a rifarsi l’immagine con sportelli e conferenze stampa, il Movimento No Tav continua celebrare il ventennale della battaglia del Seghino e dell’8 dicembre, due date che hanno segnato la storia della nostra valle e di chi ha scelto di difenderla.
Vent’anni dopo, siamo ancora qui: più consapevoli e ancora più determinati.
Perché nessuno sportello potrà mai raccontare la verità che la nostra valle vive ogni giorno: che contro l’arroganza del potere, c’è una comunità che resiste.



