
Ieri pomeriggio, 31 luglio, una donna anziana è morta e due persone sono rimaste ferite in un tragico incidente sulla A32, nei pressi del cantiere di San Didero. Un’auto ha imboccato contromano l’autostrada, percorrendo diversi chilometri prima di schiantarsi frontalmente contro un altro veicolo.
Quella di oggi non è una tragedia imprevedibile, ma una conseguenza diretta delle trasformazioni forzate e insensate che stanno subendo questi territori.
Sin dall’inizio della costruzione del futuro svincolo del nuovo autoporto di San Didero, la viabilità di quel tratto di A32 è diventata pericolosa, privo di logica e di buon senso. Tra deviazioni improvvise e la totale assenza di corsie d’emergenza, chiunque si trovi a guidare in quella zona rischia di non capire più dove si trova o dove sta andando.
Tutto questo non accade per caso. È il risultato diretto dei cantieri per la realizzazione dell’autoporto di San Didero, un’opera inutile e imposta, strettamente collegata al progetto della linea ad alta velocità Torino-Lione. A costruirlo sono Telt e Sitaf, che da anni devastano la Valsusa in nome di un modello di mobilità che serve solo a trasportare merci e profitti per pochi, sulla pelle di chi vive e attraversa questi territori ogni giorno.
Quando togli corsie d’emergenza, riduci carreggiate, alzi recinzioni ovunque e cambi percorsi senza spiegazioni, non puoi poi fingere stupore se qualcuno sbaglia strada. Non puoi parlare di fatalità quando le condizioni create rendono la guida pericolosa anche per il più esperto degli automobilisti. Non puoi lavartene le mani.
È Telt che ha deciso di costruire l’autoporto ed è Sitaf che lo gestirà, come già gestisce il tratto autostradale. Sono loro i veri responsabili. Non il pensionato confuso, non il “destino” o la sfortuna.
Mentre Telt e Sitaf brindano nei salotti del potere, qui la gente muore. Mentre si parla di progresso e sviluppo, noi assistiamo a territori militarizzati e a strade trasformate in trappole.
Ogni giorno di lavoro a San Didero è un giorno di pericolo in più per chi vive e attraversa la valle. Ogni metro di cemento versato in nome del Tav è un passo indietro in termini di sicurezza, salute e libertà di movimento.



