post — 28 Luglio 2025 at 01:13

Chiusura Festival Alta Felicità: la lotta No Tav scrive un’altra pagina di storia

Si è conclusa la nona edizione del Festival Alta Felicità, nella splendida cornice di Venaus! Un’edizione straordinaria, che ha visto una marea di persone arrivare non solo da tutta la Valle ma da ogni angolo del Paese, a conferma di quanto sia diffuso l’amore per la nostra lotta e per quel modello di società che, nel nostro piccolo, cerchiamo di costruire e condividere, gettando le basi per un cambiamento radicale dell’esistente.

Un Festival che si è intrecciato con le tante battaglie del Movimento No Tav e non solo e che, nella giornata di ieri, ha visto oltre 10.000 persone attraversare la Valle, raggiungere i cantieri della devastazione e lanciare un segnale chiaro e determinato: non ci rassegneremo mai alla distruzione della nostra terra.

Poco ci interessano i proclami di politici e sindacalisti in divisa, che oggi gridano allo scandalo, promettono vendetta e sventolano nuove leggi di sicurezza come se scoprissero solo ora che questa Valle non è rassegnata. Lo abbiamo sempre detto e continueremo a dimostrarlo: resisteremo sempre un minuto e un metro più di voi. Trent’anni di lotta parlano chiaro, mentre governi e interessi cambiano volto e cadono, noi restiamo. Sempre qui.

Ed è con questa consapevolezza che, nella notte tra sabato e domenica, poche ore dopo la conclusione della manifestazione, abbiamo vissuto l’incendio che ha distrutto la struttura principale del Presidio No Tav di San Didero, a pochi metri dal cantiere del futuro autoporto, sorvegliato giorno e notte dalle forze dell’ordine. La tempistica e le modalità non lasciano dubbi: si tratta di un atto deliberato e vigliacco, una ritorsione contro chi continua a resistere. Restituiamo al mittente intimidazioni e minacce, così come l’ipocrisia di chi parla di legalità mentre militarizza la valle, di chi invoca la calma mentre reprime da anni, con spirito vendicativo, chi difende il proprio territorio con coraggio.

Ed infatti la giornata di oggi del Festival è stata ricca di emozioni, abbiamo visto la resistenza trasformarsi in confronto e costruzione di nuove alleanze, attraverso una serie di incontri che hanno saputo intrecciare lotte territoriali e scenari globali, esperienze personali e rotte di liberazione collettiva.

Alle 10.00 si è tenuto il dibattito “La transizione ecologica va in guerra: sfatiamo il falso mito del nucleare”, organizzato dal progetto Confluenza, insieme al fisico Angelo Tartaglia e a Roberto Aprile, militante dei movimenti antinucleari. L’incontro ha messo a fuoco come la narrazione della “transizione green” sia in realtà uno strumento di legittimazione di vecchi modelli energetici, in cui la logica del profitto continua a prevalere sui diritti e la salute dei territori. Non a caso, ancora scontiamo il problema della gestione delle centrali dismesse e dello stoccaggio delle scorie radioattive.

Confluenza, rete di comitati e collettivi ecologisti, sta lavorando per costruire una mappatura delle realtà attive e creare un piano di cooperazione dal basso, capace di anticipare e contrastare nuovi progetti imposti. La consapevolezza che la questione energetica è oggi strettamente legata alla logica di guerra e di militarizzazione dei territori ha dato forza a un dibattito molto partecipato, che ha rilanciato appuntamenti di lotta e formazione per il prossimo autunno.

Dalle 12.30 alle 14.30 si è svolta l’Assemblea Nazionale “Guerra alla Guerra”, che ha accolto centinaia di persone provenienti da diverse realtà di lotta. Sin dall’introduzione è stata sottolineata l’urgenza di organizzarsi insieme contro la guerra, il riarmo e a sostegno della Palestina. Durante l’apertura, è stata mandata la solidarietà all’equipaggio della nave Handala della Freedom Flotilla, arrestato la notte precedente dall’esercito israeliano, è stata salutata la liberazione di George Ibrahim Abdallah, resistente libanese detenuto in Francia per 40 anni, e infine è stato ringraziato il Movimento No Tav e tutta la Val di Susa per aver ospitato un dibattito così importante e per essere un esempio concreto di resistenza. L’assemblea ha posto le basi per un percorso collettivo che punti alla ricomposizione delle lotte e alla costruzione di un’unità ampia, di massa e incisiva, con obiettivi condivisi. È stata ribadita la necessità di agire fin dai territori, individuando fabbriche di armi, basi militari e accordi tra accademia e industria bellica come obiettivi concreti per sabotare la guerra. Inoltre, è stata condivisa l’importanza di una prospettiva di lungo periodo, con l’individuazione dell’8 novembre come data di mobilitazione nazionale a Roma.

Durante tutta l’assemblea si sono susseguiti numerosi interventi da parte di realtà diverse: Nicoletta Dosio ha portato la voce del Movimento No Tav raccontando cosa significhi sabotare la guerra sul proprio territorio; Dario Salvetti di GKN ha sottolineato l’importanza della convergenza delle lotte; Non Una di Meno ha richiamato l’attenzione sulla dominazione patriarcale nelle guerre. Studenti e studentesse universitari, attivisti dei porti come GAP e CALP, che hanno bloccato le armi, lavoratori impegnati quotidianamente nella lotta, movimenti contro il riarmo europeo e chi, in quanto palestinese, porta alta la determinazione e la dignità di un popolo che continua a resistere, hanno contribuito a costruire un quadro complesso ma unitario, fatto di resistenza, solidarietà e immaginari di trasformazione sociale.

Nel pomeriggio si è tenuto l’incontro “Diritti, giustizia e libertà: quando la democrazia vacilla”, che ha visto dialogare Ilaria Salis e Patrick Zaki. Partendo dalle loro esperienze di detenzione e dalle riflessioni personali sui percorsi di resistenza, il confronto si è allargato a temi più ampi: l’importanza della solidarietà, la necessità di decostruire lo sguardo coloniale che ancora oggi domina la lettura dei fenomeni globali, e l’urgenza di contrastare con determinazione ogni forma di discriminazione e repressione. La profondità delle loro testimonianze, unita al dialogo con un pubblico partecipe e attento, ha reso l’incontro intenso e carico di significato. È emersa con forza una verità: chi lotta per la libertà non è mai solo, e la solidarietà resta la nostra arma più potente.

Dopo questo ultimo incontro si è aperta l’ultima sessione di concerti che ha visto esibirsi: Mellow Mood, The Rumjacks, Punkreas, Johnson Righeira, 4got10, Weekend Cigarettes, Chadia Rodriguez, Diss Gacha, Lou Pitakass e Clida Metis + Kelem Dj (from Spazio X).

E mentre dal palco suonano gli ultimi artisti, vogliamo dedicare un saluto ed un ringraziamento particolare a tutt colore che continuano a portarci il loro sostegno e a lottare per un mondo diverso.

Questi giorni la Valle ha scritto un altro pezzo della propria storia, con buona pace di chi ci vorrebbe silenti.

Avanti No Tav!