News — 28 Febbraio 2012 at 14:37

In Val di Susa c’era poca voglia di parlare

di Anna LamiMegachip

27 febbraio 2012

Ancora una volta lungo le strade e i sentieri della Val di Susa. Da quando Luca Abbà, noto esponente delle lotte No Tav, è caduto da un traliccio a causa di una scossa elettrica si percepisce che qualcosa è cambiato. Luca è ricoverato in condizioni gravissime e in giro c’è poca voglia di parlare. Sembra aprirsi un nuovo capitolo per la storia della Valle che non si arrende. Lo si legge nei volti, lo sanno un po’ tutti.

Ad uno dei tanti blocchi spontanei, quello sulla A32 Torino-Bardonecchia all’altezza di Bussoleno raccogliamo la testimonianza di Giovanni, che in questa Valle ci è nato e da qui ha deciso di non andarsene mai. Giovanni  ha i capelli bianchi, il fazzoletto No Tav d’ordinanza al collo ed usa una coperta come scialle: “quanto accaduto stamane è una cosa incresciosa. Un epilogo increscioso che ci si sarebbe dovuti aspettare. Sono vent’anni ed in particolare cinque o sei che chi vuole realizzare quest’opera adotta ogni metodo, anche illegale, usando la menzogna, ogni sotterfugio, e la gente di questa valle è stanca, molto stanca, e continua a ribellarsi. Sembra assolutamente inutile comportarsi in modo civile. Noi però non siamo ancora arrivati al punto di dover cambiare metodo.”

Gigi Richetto, ferroviere, insegnante in pensione, veterano No Tav, sostiene che: “l’episodio di oggi è gravissimo e dimostra l’ottusità mentale con cui loro affrontano i problemi. Qua è come se un geografo avesse disegnato delle carte geografiche sbagliate, mandando tutti fuori strada. Io parlo proprio di ottusità mentale oltreché di ignoranza politica del problema, perché qui ci sono 360 tra docenti e ricercatori che hanno posto un quesito preciso sull’inutilità di quest’opera, e l’hanno fatto sapere al  Presidente della Repubblica ed al Presidente del Consiglio, eppure sono mesi e mesi che i grandi politici non si fanno vedere, si imboscano.”

E prosegue “Noi siamo cittadini italiani, non siamo in guerra né con la polizia né con la magistratura, ma chiediamo di essere rispettati, la Valle di Susa esige di essere rispettata, perché quest’opera è assolutamente inutile dal momento che la linea ferroviaria storica lavora al 30% delle sue possibilità, siamo carichi di infrastrutture e sarebbe uno scempio ambientale costruire la Tav. Qui si attaccano davvero i beni comuni, si attacca la possibilità di vivere in questi territori”.

Lele Rizzo, leader No Tav, militante di Askatasuna, è lucidamente arrabbiato e dice che “quello che è accaduto oggi è stata la risposta della nostra controparte alla manifestazione di sabato, io credo che in nessun altro paese al mondo 48 ore dopo una manifestazione così, fatta dal popolo e fatta dagli amministratori, che chiedeva la sospensione dei lavori, una delle più grosse manifestazioni degli ultimi anni, si agisce nella maniera più illegale possibile per fare questi espropri. L’atto di resistenza di Luca è stato pagato caro. A noi questa risposta fa capire chi abbiamo di fronte. Per noi cambiano tante cose, perché l’allargamento che stanno facendo è assolutamente illegale da qualsiasi punto di vista, è fatto con un’ordinanza prefettizia, e quindi se non uno stato di polizia non so chi dà la copertura a tutto questo. Luca si è fatto male perché ha fatto un atto di resistenza grande, ma è andato lì perché da dietro lo incalzavano, altrimenti non sarebbe successo questo.”

Conclude Rizzo: “ ci è arrivata notizia delle grandi mobilitazioni di oggi in tutta Italia. Credo sia anche un po’ il risultato della manifestazione di sabato dove l’Italia era qui e l’abbiamo sentito forte, abbiamo capito che ormai la Val di Susa non è più solo la Val di Susa, e la nostra speranza è un po’ questa, che una Val di Susa fiorisca ovunque. Abbiamo dimostrato che lottare serve, abbiamo dimostrato che il potere ha paura di una valle che si organizza, quindi può aver paura di tutti quelli che si organizzano per i propri diritti e per i propri bisogni, per questo c’è stato l’attacco di questa mattina.”

Intanto, i fuochi si alzano sulle barricate realizzate sull’autostrada a Salbertrand, la notte in Val Susa è ancora molto lunga.