post — 26 Luglio 2013 at 18:09

Una comunità di umani

rugdi CLAUDIO GIORNO

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nella piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Lo scrive Cesare Pavese ne “La luna e i falò”. Spero che a nessun sepolcroimbiancatocresca in mente l’idea che voglio iscrivere il più importante autore del ’900 al Movimento No Tav… Potrebbe esserne tentato il Ministrolupidella Compagnia delle (Grandi) Opere, visto che adesso distribuisce anche diplomi sui valori ortodossi della Resistenza oltre che sull’esser degni di inghiottire il Corpodicristo… Ma la frase di Pavese che in molti piccoli paesi aggrappati alla terra e agli uomini tra la Langa dei vinti e l’alto Monferrato amano scrivere sotto l’ala di un mercato coperto o il portico di una pieve e sulla foto panoramiche delle loro colline, spiega meglio di un trattato di sociologia quel che succede in Valle di Susa…

Ieri un amico mi ha scritto: “Ho cercato invano informazioni su quel che accade in valle: informazioni che non fossero né quelle della Stampa (per dire) né quelle dal tono combattentistico di notav.info. Perché non fai un’eccezione alla regola (chi va piano…) e scrivi al volo una cosa per dire come va?”. Non so dire se quel che viene pubblicato sul sito più “antagonista”, tra i tanti che in questi anni sono nati in valle per informare in modo coerentemente plurale su di una lotta certificatamene trasversale, ha in questi giorni un tono troppo epico. Può capitare anche ai Cattolici per la Vita della Valle (da cui ci si aspetterebbe una distanza quantomeno lessicale dai Centrisociali) di descrivere con una certa enfasi quel che avviene quotidianamente non solo nell’enclave del “Cantiere Tav” recintata con tre ordini di filospinato ed elettrosorvegliata h24 dalle telecamere della questura, ma nei piazzali delle barriere autostradali, presso le rotonde delle statali, nei dehor delle trattorie… La presenza militare invasiva è la prima cosa che notano coloro (e sono ancora molti) che per la prima volta accettano il nostro ormai tradizionale invito a visitare le bellezze della Valle di Susa (prima che sia troppo tardi) e a rendersi conto di persona del clima tutt’altro che rassegnato in cui procedono i lavori di sondaggio e si susseguono le procedure che dovrebbero legittimare la definizione dell’iter progettuale.

Il pomeriggio di venerdì, quello che ha preceduto la preannunciata passeggiata serale attorno al campo paramilitare di Chiomonte che è degenerata negli scontri enfatizzati da immagini (anche) di repertorio, ci eravamo trovati in dieci, ricercatori, tecnici e professionisti, per quattro ore nella sede della Comunità Montana con alcuni colleghi francesi per mettere a punto una strategia comune di contestazione radicale delle decisioni istituzionali, delle scelte progettuali, dei protocolli di incarico che LTF – la società delle due compagnie ferroviarie finanziate dai rispettivi governi, ma con sede legale a Chambéry – porta avanti con un sistematico disprezzo della trasparenza di procedure che implicano uso esclusivo di denaro pubblico! Assediati da poco meno di cinque metri cubi di scatoloni progettuali – molti dei cui faldoni alcuni di noi potrebbero recitare ormai a memoria – abbiamo terminato la riunione poco prima dell’ora di cena e, all’uscita, abbiamo contato decine di uomini in divisa ancora intenti a controllare tutti i veicoli (e soprattutto gli occupanti) che salivano verso l’alta valle. Uno spiegamento di forze impressionante, messo in atto sin dalla notte precedente quando alle due dopo la mezza era toccato anche a mia moglie, che lavora come pediatra presso l’ospedale di territorio, di essere fermata mentre tentava di raggiungere il più presto possibile il punto nascite per un parto cesareo deciso d’urgenza.

Ma quel che ancor di più mi piacerebbe riuscire a trasmettere agli italiani che non sono costretti in questo lembo di profondo nordovest è quel che era ed è rimasto in programma per il finesettimananonostante gli scontri dei venerdì notte: sì, perché oltre alla folla di ragazzi che hanno riempito con le loro tende colorate i prati attorno allo storico Presidio di Venaus, erano di scena i rugbisti No Tav(un appuntamento ormai periodico e consolidato). E chi si è fatto carico di provvedere al sostegno non solo morale di ragazzi che praticano uno sport piuttosto dispendioso dal punto di vista energetico si è avvicendato senza sosta tra fornelli e lavandini garantendo poco meno di un migliaio di coperti tra sabato e domenica! D’accordo, “chi fa il giornalista si vergogna”, cantavano qualche anno fa Guccini e Vecchioni al termine delle serate di gruppo del Club Tenco…E sappiamo tutti che è la nera che “tira” o il gossip scollacciato, mentre quando tutto va bene (anche se si fanno miracoli perché tutto funzioni per il meglio) “il fatto non costituisce notizia”. Ma è per questo che mi sono permesso di partire da una frase sublime di Pavese: perché l’essere un “insieme di paesi”, aver unito i campanili che per antonomasia dovrebbero essere divisi, rimanere una Comunità (di umani) nonostante che la politica corrotta sia riuscita eroicamente ad abolire solo leComunitàmontane, tra tutti i livelli istituzionali che ne hanno reso insopportabili i costi, è il miracolo quotidiano che si ripete da anni in Valle di Susa. Un miracolo tanto più incredibile perché si manifesta anche in condizioni proibitive come quelle che si determinano ogniqualvolta la violenza rischia di prendere il sopravvento, per la debolezza e incapacità di qualcuno di rinunciarvi, ma per l’abuso strumentale che ne fa chi dovrebbe combatterla e soprattutto prevenirla.

Quella che è appena stata consegnata al crepuscolo della seconda repubblica, è una settimana in cui nelle aule del parlamento sono riecheggiate le scuse più inverosimili, imbarazzanti e grottesche di come basti essere potenti e arroganti per ottenere che la polizia di stato si metta “a disposizione” con tanto di eccesso di zelo gratuito e “all’insaputa” di Governo e Parlamento. E il governo delle losche intese ha rischiato di arrivare prematuramente al capolinea… Sentire il titolare pro tempore del Viminale rumoreggiare su quel che succede da noi solo pochi minuti dopo aver gettato l’intero paese nel ridicolo e nel discredito (in coppia col gemello siamese nipote di Gianniletta), ci autorizzerebbe ad essere orgogliosi dei nostri 24 anni di lotta. Ma oggi possiamo forse accontentarci di essere riusciti sin qui a restare umani in una situazione dove tutto sembrerebbe essere stato predisposto per fare di noi i mostri da sbattere nelle loro sempre più inutiliprimepagine

per democraziakmzero.org