post — 3 Dicembre 2014 at 20:27

Turi Vaccaro entra e danneggia l’antenna Muos e rifiuta gli arresti domiciliari

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Turi libero subito!

da tg vallesusaTratto in arresto per aver violato le recinzioni della base Muos, nel tentativo di piantare semi nel terreno della base americana, Turi Vaccaro ha rifiutato gli arresti domiciliari, ed è stato trasferito nel carcere di Gela.

Rifiuta gli arresti domiciliari che gli erano stati notificati dalla Questura di Caltanissetta attraverso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Niscemi e viene tradotto nel carcere di Gela, Turi Vaccaro, che ieri pomeriggio alle 13.00, violando la base NRTF-8 di Niscemi, ha interrato delle palline d’argilla contenenti semi di piante e messo KO la “grande signora”ovvero l’antenna Verden, quell’antenna LF alta 140 m. che permette i collegamenti con i mezzi sottomarini operanti su mezzo pianeta.

È stato tratto in arresto, Turi Vaccaro, “per essersi reso responsabile del reato di danneggiamento aggravato di cose destinate alla pubblica difesa, utilizzando, fra l’altro, anche un masso, ingresso arbitrario, in luoghi ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato, del reato di interruzione di pubblico servizio, avendo indotto i militari statunitensi di stanza nella Base militare statunitense di C.da Ulmo ad interrompere le comunicazioni radio delle antenne ivi insistenti, ordinariamente serventi le missioni NATO, U.S.A. ed italiane, in Nord Africa, Sud Europa e parte del Medio Oriente, nonché per l’inosservanza di provvedimento dell’Autorità, poiché lo stesso non adempiva a F.V.O., con divieto di ritorno in questo centro , emesso dal sig. Questore della Provincia di Caltanissetta.

Questo è quanto recita il verbale di “sottoposizione agli arresti domiciliari”, rifiutati come abbiamo detto, operato nei confronti di Turi Vaccaro.

Turi Vaccaro è un ex operaio della Fiat, nato a Marianopoli, un piccolo centro della provincia di Caltanissetta che conta poco più di 1.900 anime.

Di origine siciliana, dunque, ma torinese di adozione, appassionato di discipline orientali, iniziò nel 1982 la sua esperienza pacifista a Comiso a fianco del reverendo  Gyosho Morishita dell’Ordine dei monaci buddisti “Nipponzan Myohoji e con lui spesso ha condiviso e condivide l’uso della pagoda della Pace che, posta su una collina,  domina la  Piana di Comiso davanti all’ex base missilistica.

Dagli anni di Comiso, non si contano le sue azioni. La più clamorosa, nel 2005, quando si introdusse di soppiatto in un hangar della base militare di Woensdrecht, in Olanda, disarmò due F-16 prendendoli a bastonate con una mazza comprata ad Assisi.

“L’ho fatto secondo il nostro principio: trasformare le spade in aratri” disse e  finì in carcere per qualche tempo. Ritornò in Val Susa a piedi scalzi e con un flauto. Quello stesso anno, a giugno, finì sulle prime pagine di tutti i giornali perché, da solo, evitato il cordone di poliziotti,  era riuscito a bloccare una ruspa che stava abbattendo i blocchi dei No Tav alla Maddalena.

In mano aveva una bandiera ed un aglio “per benedire i macchinari”, disse.

Ad agosto del 2011 salì su un cedro, a venti metri di altezza, nei pressi del cantiere del Tav a Chiomonte, in Val Susa e li rimase per tre giorni e due notti, facendo lo sciopero della fame e della sete.

Quindi a marzo 2012 (sempre a Chiomonte) si arrampicò sul traliccio dal quale circa una settimana prima era caduto il leader No Tav Luca Abba. Turi rimase su quel traliccio, per 16 ore e venne giù solo grazie all’intervento di Don Ciotti.

Questi tre episodi costarono a Turi Vaccaro, a marzo del 2012, un foglio di via obbligatorio da parte della Questura di Torino, con divieto di ritorno in Val Susa per un anno.

In quell’anno tornò in Sicilia ed iniziò le sue azioni a fianco degli attivisti No Muos, contro le 46 antenne già esistenti e le allora “costruende” parabole del MUOS.

Dal 22 aprile 2013, innumerevoli le azioni non violente che lo hanno visto protagonista, azioni destinate a portare avanti le istanze degli attivisti No Muos.

Quel 22 aprile, Turi Vaccaro, entrò nella base di Niscemi con l’attivista Nicola Arboscelli e, insieme ad altre due attiviste, presero posto  su due delle 46 antenne del sistema U.F.O. poste all’interno della base NRTF-8 di C.da Ulmo.

Danneggiamento aggravato, resistenza al pubblico ufficiale,  ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”, queste le accuse ricevute in quel primo episodio niscemese, mentre l’ambasciata statunitense condannava  l’accaduto: “E’ un atto illegale e irresponsabile” ed il Ministero della Difesa italiano si limitava a ribadire  che quella di Niscemi era una “struttura indispensabile”, indispensabile a chi, non è mai stato dovuto sapere.

L’8 maggio 2013 è ancora  a Niscemi, Turi Vaccaro e si lancia sotto uno dei mezzi militari che trasportava fuori dalla base il cambio del personale americano. Fu salvato dal pronto intervento di un altro attivista che riuscì a segnalare in tempo al poliziotto, alla guida del mezzo, quello che stava accadendo.

Altro arresto a Gela il 10 luglio dello stesso anno, nel corso delle commemorazioni per lo sbarco degli Alleati in Sicilia. Anche in questo caso, l’accusa fu di danneggiamento e resistenza al pubblico ufficiale. Vaccaro era  salito sul tetto di un mezzo militare dal quale era stato prontamente “tirato giù” dalle forze dell’ordine e tratto in arresto.
Un arresto, non convalidato dal GIP di Caltagirone, che venne trasformato in un “foglio di via” che avrebbe dovuto tenere lontano l’attivista da Niscemi, per  tre anni. Ma così non è stato. Turi Vaccaro è ancora presente in una “violazione” della base, il 7 agosto del 2013, e ancora l’8 agosto 2014, entrambe alla vigilia delle due grandi manifestazioni  nazionali, contro le parabole del Muos.

Una persona equilibratissima, Turi Vaccaro, un pacifista che protesta ponendo un mazzolino di fiori nello scudo di un poliziotto, ponendosi davanti a mezzi portatori di “distruzione ambientale” e militari, armato soltanto di “trecce d’aglio” e interrando palline di argilla con dentro semi di piante, è sicuramente un eroe, un simbolo della lotta pacifica contro le ingiustizie che gravano come pietre tombali sia sulla Sicilia che sulla Val di Susa.

D.G.03.12.14