post — 1 Febbraio 2012 at 16:55

L’alta velocità ad ogni costo: sfratti a Rovato, espropri in Lugana

A Rovato già in programma l’abbattimento di un doppio caseggiato (abitato), in Lugana presto avviate procedure di esproprio (vedi cascina Roveglia) e danni inimmaginabili ad economia e turismo

da Bresciatoday.it

La TAV che passa da Rovato, da Brescia e dalle Colline Moreniche: «Progetto da rifare»
„”Un’opera determinante per essere competitivi all’interno del sistema infrastrutturale europeo”. Il ministero taglia corto e ci mette poco a presentare la TAV, mentre passano i giorni e proseguono i lavori per la nuova Alta Velocità in territorio bresciano, con la tratta Treviglio-Brescia già cantierata e i primi scavi di prossima realizzazione, a cui manca davvero pochissimo, per la Brescia-Verona. Dopo l’analisi più generale che abbiamo proposto nelle scorse settimane ci sembra giusto entrare nel particolare, per sentire le voci di quei territori che ne già ne sono, o ne saranno, direttamente coinvolti.

“Brebemi e TAV, saccheggio ad Alta Velocità”, si legge a poche centinaia di metri dalla stazione di Romano, e poco più in là i lavori continuano senza sosta. A Rovato e dintorni i cantieri sono ben visibili, in alcuni quartieri i primi effetti già ci sono, e oltre all’impatto visivo si contano già le vie non transitabili, le deviazioni non sempre comode. Nella zona di Duomo in particolare il dissenso è visibile, e il Comitato Duomo x Duomo, pur conoscendo i propri limiti, si batte almeno per “mantenere i servizi viabilistici esistenti”. Ma l’Alta Velocità non si ferma davanti a nessun ostacolo, e sempre a Rovato sono già in programma gli abbattimenti di un paio di limitrofe cascine, ovviamente abitate.

Posizioni contrastanti da zona a zona, su questo non c’è dubbio. Come il blog d’informazione ferroviaria TrenoxTutti, che mette in evidenza le maggiori criticità che potrebbero essere provocate dalla Brebemi, e con una macabra previsione si prepara a contare i morti in incidenti stradali “su quell’assurda autostrada che non serve a nulla in un sistema padano la cui economia sta tracollando“. O il Comitato per il Parco delle Colline Moreniche del Garda, che non si oppone alla TAV di principio ma che invece ha già individuato soluzioni alternative, suggerite a enti e istituzioni affinché possano essere prese in considerazione. “Le nostre sono argomentazioni serie e precise – racconta a BresciaToday il presidente del Comitato Gabriele Lovisetto – per le quali riteniamo che il passaggio della TAV attraverso le Colline Moreniche sia da analizzare e approfondire”.

Sono quattro i punti critici che non andrebbero sottovalutati, dei 48 km di percorso tra Brescia e Verona ben 14 sarebbero in galleria, con costi 20 volte superiori rispetto allo stesso percorso in rilevato o in trincea. “Costi insostenibili, a cui si aggiunge un terreno geologicamente interessato da un sistema acquifero sotterraneo di cui non si conoscono precisamente consistenza e diffusione. Basta pensare alla Galleria San Zeno di Lonato, sempre allagata, o al fatto che sulla A4 di tunnel non ce ne sia nemmeno uno. Proprio perché l’interruzione della citata rete idrica sotterranea potrebbe provocare conseguenze inimmaginabili“.

Non meno importante la parte che più si riferisce al territorio cosiddetto ‘visibile’, dai centinaia di ettari di terreno viticolo che con un progetto simile sono destinati a scomparire fino all’impatto economico (negativo) derivato dagli espropri o dalla vasta cantieristica. “In Lugana vi sono più di 1000 ettari di terreno coltivato, di vigneti, un territorio con coltivazioni specializzate e proprio per questo da preservare. Con un importante ritorno per l’economia locale, confermato da un costante trend di crescita che si incrementerà anche nei prossimi anni”.

Ma non finisce qui, e i dati tecnici ad oggi disponibili confermano sia la durata media dei cantieri (da 5 a 10 anni) sia la dimensione media dell’area stessa del cantiere, valutabile fino a 200 metri di larghezza. “Siamo di fronte a un progetto che sconvolgerebbe interamente un territorio e tutta la sua determinata fisionomia, un territorio di chiara vocazione turistica e che subirebbe una considerevole mazzata“. L’area dell’Alta Velocità a cantiere chiuso dovrebbe essere compresa tra i 20 e i 30 metri: questo significherebbe buttare giù tutti i ponti, rifare tutti i viadotti.

“Il modo peggiore per sconvolgere tutto il sistema viario e dunque anche turistico. E oltre al danno d’immagine ecco il danno economico, talmente straordinario da non poter essere quantificato”.“

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